3 settembre 2014

DIZIONARIO DELLA MODA: C





 CAATINGA 
Giacca rigida di pelle usata dai mandriani (vaqueros) messicani.

 CABAN 
 
Termine inglese; derivato da cab, "carrozza". Tipico giaccone sportivo unisex in genere realizzato in panno sfoderato. Con una foggia evolutasi da quella della divisa dei cocchieri inglesi del XIX secolo. Oggi si presenta, di solito doppiopetto, con spalle diritte, stretto sui fianchi e sui polsi, spesso con pieghe sul davanti incroci e sovrapposizioni e provvisto di bottoni dorati.

CABIN LUGGAGE (FLIGHT BAG)
Termine inglese. Valigetta o contenitore di dimensioni tali da essere accettate a bordo con il passeggero sull'aereo.

CACHE COEUR
Termine francese. È una maglia, un maglioncino o una camicia ad incrocio che si annoda sul lato del busto o dietro la schiena e crea uno scollo a V.

CACHE-COL
Termine francese che significa, letteralmente, "copricollo". Piccolo fazzoletto o sciarpina da uomo, di solito in seta o lana leggera a fantasia minuta, da annodare morbidamente al collo sotto il colletto aperto della camicia e i cui lembi vengono infilati dentro la camicia. Di solito si usa come tocco elegante per completare una tenuta informale. Accessorio ora molto usato anche nell'abbigliamento femminile come il foulard.

CACHE-MAILLOT
Termine francese. Corto copricostume, realizzato solitamente in spugna.
 
CACHE-NEZ
Termine francese, che in italiano si potrebbe tradurre con "nascondinaso". Sciarpa di lana grande che ripara dal freddo il collo la bocca e il naso.

► CAD  
Computer-aided design, ovvero progettazione assistita dal computer. 

 CADIS  
Tessuto di lana leggera, cotone o seta leggermente follato e prodotto nel Languedoc della Francia. È usato soprattutto per abiti eleganti e da sera.
 
CADUTE
Magl. - Indica la formazione delle maglie che si ottiene al passaggio del carro. Nelle macchine elettroniche industriali, si parla di doppia caduta quando, ad un solo passaggio del carro, si formano contemporaneamente più ranghi. Le cadute sono quindi un parametro che rivela il livello di complessità di una macchina e di conseguenza il grado di performance che la stessa riesce a raggiungere. 

 CADY | CADI 
Sembra che il suo nome (de-cadis) derivi dalla città di Cadice in Spagna. Tessuto double-face perché costituito da un doppio ordito ad alta densità di fili e da una trama in crespo pettinato a più capi di peso medio-leggero con effetti di barrè dati dal filato di trama, ad armatura raso o talvolta anche in tela, dalla caratteristica mano ruvida, "rugosa", da un lato e finitura lucida e uniforme dall'altro. Tessuto usato per abbigliamento femminile. Originariamente in seta, esiste anche nelle versioni in rayon viscosa, lana o cotone. Tinto in pezza, con una gamma molto varia di toni. Un classico il colore nero per tubini e princesse. È usato molto anche nei colori saturi per abiti da sera mentre si adotta nelle tonalità avorio o bianco candido per l'abito da sposa più tradizionale.
 
CAFTANO
Dall'arabo qaftan e dal persiano khaftan. 1. Ampia tunica, aperta sul davanti, con o senza maniche lunghe ed ampie, scende fino ai piedi, tipica dei paesi musulmani. 2. Oggi, nel linguaggio comune, indica anche abiti femminili o vestaglia (in seta o lino) lunghi e vaporosi. Altri sinonimi: caffettano o cafetano o caftan.
 
CAGOULE
Nome derivato dal latino cogola. 1. Cappuccio che copre la testa ma lascia libero il viso. Era usato dai monaci e spesso era attaccato al mantello. 2. Cappuccio indossato dai membri del KKK (Ku Klux Klan, nome di una setta segreta razzista degli USA) è una forma particolare di cagoule: il volto è completamente coperto con due fessure per gli occhi. 3. Giacca a vento larga e sciolta chiusa sul davanti, che si usa nell'abbigliamento da montagna.   

 CALANDRATURA  
Da calandrare. Operazione di finissaggio che consiste nel far passare il tessuto (specialmente quelli di lana) già tinto fra cilindri rotanti (calandre), riscaldati, che lo stirano a caldo e gli conferiscono una maggiore lucentezza, un aspetto liscio, appiattito. Se i cilindri sono incisi con particolari disegni si possono ottenere effetti speciali (marezzatura o moiré, goffratura, ecc.). Alternando temperatura e pressione dei cilindri tra cui passa la stoffa, si possono ottenere effetti di lucido-opaco, silk-finish e simili.

Francese: Calandrage - Inglese: Calendering - Tedesco: Kalandrierung - Spagnolo: Calandrado

 CALARE  
Magl. - Nei lavori a maglia, diminuire progressivamente il numero delle maglie.

 CALATURA  
Deverbale, di calare. Magl. - 1. Punto fine speciale, a jour, eseguito con apposite macchine per ottenere il tallone delle calze. 2. Spostamento orizzontale delle maglie (su una o due fronture).

 CALF  
Termine inglese; letteralmente "vitello". Pelle di vitello conciata, morbidissima, utilizzata sia per capi d'abbigliamento sia per accessori.

 CALIBRATO  
Taglia di capo d'abbigliamento per individui robusti.

 CALICÒ  
Così chiamata dalla città indiana di Kalicùt (porto dell'India), ove ne fu iniziata la fabbricazione. Erroneamente molti scambiano Kalicùt per Calcutta. 1. Tela leggera di cotone o di cotone-poliestere, di grosso o medio titolo, meno fine della mussola e del percalle. Viene sempre tessuto con filato greggio e quindi tinto e stampato con disegni minuti tipici del folclore americano. 2. Il calicò per fodere tasche, in unito, è fortemente apprettato. 

FranceseCalicot.

 CALZA  
Dal latino medioevale calcĕa, da calcĕus, scarpa, stivaletto. Indumento a maglia aderente, maschile e femminile, che copre il piede e parte della gamba, proteggendoli dal freddo e dalle possibili irritazioni per la frizione delle scarpe.

La calza è caraterizzata da svariate differenze a seconda della destinazione d'uso.

Calza per uomo - È in genere di cotone (le più pratiche per caratteristiche, uso e manutenzione) o di lana, ma anche di altri filati misti, dovrebbero arrivare al ginocchio e sono sostenute da fibre elastiche speciali che non ostacolano la circolazione del sangue; i tipi corti andrebbero usati solo per tenute di stile tropicale con pantaloni corti o quando si fa sport o si va in barca (i moderni canoni del buon gusto considerano infatti inaccettabile la vista del polpaccio peloso di un individuo in pantaloni lunghi, seduto e con le gambe incrociate). Non andrebbero indossate le calze bianche se non d'estate con scarpe e pantaloni bianchi, come pure quelle trasparenti. Quando a fantasia, di regola, il disegno dovrebbe essere minuscolo (come per le cravatte). La calza, soprattutto quella di lana, può assumere un aspetto e una consistenza molto diversi a seconda che sia confezionata con filati cardati o pettinati; nel primo caso avrà un aspetto rustico e un maggiore spessore (come sono certi calzettoni da montagna) mentre nel secondo caso si avrà una calza dalla consistenza leggera e una particolare finezza, pure nei modelli invernali. Raffinate ma meno pratiche (e più costose) sono invece le calze di seta, il cui uso è riservato solo in determinate occasioni.

Le parti principali di una calza per uomo classica sono:
  • polsino: è la parte alta della calza. Ci sono due tipi: francese se corto, inglese se lungo. Nei polsini sono inseriti i fili elastici necessari a sorreggere la calza; 
  • gamba: è la parte centrale;
  • tallone: è la parte chiamata "di cambio", in quanto i fili tessuti vengono sostituiti con altri (in genere fibre sintetiche) che cantano caratteristiche differenti a scopo di rinforzo;
  • punta: è il punto in cui si trova la cucitura del rimaglio.
Una calza si può definire 100% lana o 100% cotone anche se la punta o il tallone sono in fibre sintetiche, purché non superi il 15% del totale. La fibra funzionale di elastan va sempre indicata. (per queste informazioni tecniche sulla calza classica si rimanda all'articolo "Calze: istruzioni per l'uso" pubblicato su Tecnofashion il 4 febbraio 2022).
 
Calza per donna - Sono molto più lunghe, oggi generalmente in nylon o fibre sintetiche, di norma, assai leggere. Una varante delle calze da donna, divenuta comune alla fine degli anni '60, sono i collant. Industrialmente le moderne calze sono più comunemente a maglia rasata o chiffon. Si dividono anche dal tipo di lavorazione in: rotonde, senza cuciture, sagomate con cucitura e forma del polpaccio e del piede, tubolari a due zone, tubolari a doppi cilindro. Vi sono poi le lavorazioni a coste, di varia larghezza, con le varianti dette a vanisé che hanno un filato diverso o un diverso colore da costa a costa, preferibilmente in contrasto; calze con effetto ricamo o con piccoli disegni, o un tipo femminile con baguette laterali; particolare è quello con disegno argyle a rombi colorati; vi sono poi quelle operate links, con disegni a rilievo, e quelle stampate con disegni; da segnalare, infine, le calze lavorate a spugna, adatte soprattutto allo sport e al tempo libero.

Calza da uomo (lunga) - Francese: Chaussette - Inglese: Sock (da uomo) | Knee stocking Tedesco: Kniestrumpf - Spagnolo: Calcetín

Calza da donna - Francese: Bas - Inglese: Lady's stocking - Tedesco: Damenstrumpf  - Spagnolo: Panti de señora

 CALZAMAGLIA  
Da calza + maglia. 1. Indumento di tessuto a maglia leggero che, fasciando le gambe, si unisce al cavallo e giunge fino alla vita; può avere il piede oppure no e le maniche lunghe. La calzamaglia è adottata dai ballerini e nell'abbigliamento invernale, specie sportivo. 2. Brache aderentissime che nel costume maschile medioevale stringevano le gambe fino al piede. 

Inglese: Tights

 CALZASCARPE  
Composto dal verbo "calzare" e dal plurale di "scarpa". Piccolo strumento di corno, di metallo o di plastica, usato per facilitare l'introduzione del piede nella scarpa. È detto, ma è meno usato, anche calzatoio.    

 CALZATA  
Calz. - È la larghezza della calzatura o della forma misurata nel punto più largo della pianta in rapporto alla lunghezza. Rivela se il piede è magro o grasso. Le migliori aziende producono scarpe con calzate diverse per la stessa lunghezza, in modo da soddisfare le esigenze dei piedi più difficili.
 
CALZATURIFICIO
Composto di calzatura e -ficio. Fabbrica di calzature.

 CALZEBRACHE  
Da calza + braca. Indumento maschile del tardo Medioevo, costituito da un paio di pantaloni aderentissimi in tessuto. Raro il singolare calzabraca

 CALZEROTTO  
La calza molto corta, che anche le signorine, se non le signore, portano nei mesi estivi. Per le calze degli uomini è meglio dire calzino. 

 CALZETTA  
Diminutivo di calza. 1. Col significato di calza umile, all'antica. 2. In Toscana, fino a non gran tempo addietro, si chiamava calzetta la calza di particolare finezza.
 
CALZETTONE
1. Calza pesante, lunga fin sotto al ginocchio, d'uso per lo più sportivo. 2. Stivali di gomma alti fino alla coscia, usati dai cacciatori in palude. 

 CALZINO  
Calza corta, lunga poco più sopra della caviglia, usata sia dagli uomini (ma non è considerata elegante) e soprattutto dai bambini.

CALZOLAIO
Dal latino calceolarius, derivato di calceus «scarpa». Artigiano che fabbrica (a mano o a macchina) o ripara calzature di qualsiasi tipo.


 CALZONCINO  
Diminutivo di calzone. 1. Pantaloncini corti aderenti, con funzione di mutanda, maschili, che si differenziano dai boxer in quanto finiscono sopra l'attaccatura della coscia, con una cucitura diritta o leggermente obliqua, con l'elastico all'altezza dell'ombelico o sui fianchi, e senza apertura sul davanti. 2. Pantaloncini corti usati dai bambini. 3. Pantaloncini corti di analoga foggia, per uomo o donna, usati come capo d'abbigliamento estivo e sportivo. In quest'ultimo caso si deve parlare più propriamente di short.  

 CALZONE 
Accrescitivo di calze. Indumento che ricopre le gambe, lungo normalmente dalle caviglie alla vita; in origine solo maschile ed oggi usato anche dalle donne. Il termine è in uso fino al XVIII secolo, dopidiché si preferisce  il termine pantaloni, anche se in italiano è preferibile evitare questo francesismo. 

 CAM  
Termine inglese. Computer aided manufacturing, ovvero fabbricazione assistita da computer.

 CAMAÏEU [pronuncia: camaiè]  
Dal francese antico camaheu che significa "cammeo, chiaroscuro". Accostamento di colore tono su tono, degradanti, non in contrasto, che imitano l'effetto dei cammei.
 
CAMBIASPOLA
Composto da cambia(re) e spola. Parte del telaio meccanico; precisamente, dispositivo per il cambio automatico della spola del telaio.
 
CAMBRATURA
Dal francese cambre «curvatura», voce normanna o piccarda che risale al latino camŭr(us) «ricurvo». Arco del piede, cioè la parte compresa tra l'appoggio del tallone e quello dell'articolazione del metatarsi, e anche il grado di curvatura di questa parte. 

 CAMELOT  
Voce francese; di origine gergale. Stoffa in armatura di tela leggera e linda, con ordito ritorto, eseguita con lane speciali piuttosto ordinarie.
 
CAMICE
1. Semplice indumento maschile e femminile, dal taglio dritto, di media lunghezza, prevalentemente bianco e di cotone, abbottonato sul davanti o sul dorso, con maniche lunghe, usato dal personale sanitario per esigenze igieniche o da determinate categorie di tecnici. 2. 
Lunga veste liturgica di lino bianco, usata nella celebrazione della Messa e nelle funzioni connesse con l'Eucarestia.

 CAMICETTA  
Dal francese chemisette. Indumento femminile ricoprente il busto fino ai fianchi, con maniche corte o lunghe, di solito abbottonato sul davanti e rifinito da un colletto, dal taglio e dettagli, oltre che dai tessuti, che variano a seconda della moda del momento, ma generalmente in seta, cotone o altro tessuto leggero. Può essere portata sia dentro sia fuori la gonna o i pantaloni. Sinonimo: blusa. 

 CAMICIA  
Dal latino tardo camisia, e questo, forse, dal greco kamasos, "tunica".  Termine usato fin dai tempi più antichi per indicare indumenti generalmente di materiale leggero, di foggia simile ad una tunica, da indossare sotto altri capi. Oggi il modello tradizionale di camicia da giorno è abbottonato sul davanti, ha maniche lunghe chiuse da un polsino e colletto di varia foggia. La misura della camicia da uomo si basa, per tradizione, sulla circonferenza del collo. La fibra più adottata è il cotone, generalmente al 100%, nei vari tipi di tessuto: popeline, oxford, twill, piqué, il leggero voile, il batista (o cambric nella versione inglese), lo zephir, il fil-a-fil (o end-on-end nella versione inglese), la carolina, il madras, il calicot, il madapolam, il challis, il percalle o taffettà. Fra i tessuti non mancano il lino, asciutto e fresco, o la preziosa seta nelle sue varianti in tela, twill o crêpe.
 
CAMICIA DA NOTTE
1. Indumento da indossare a letto. Ha subito a partire dal tardo Medioevo svariate trasformazioni (inizialmente era per ambedue i sessi); attualmente è un indumento esclusivamente femminile di cui esistono due varianti: 1a. una semplice, costituita da una canotta dritta, comoda e pratica, di media lunghezza, di solito di cotone, con maniche lunghe o corte per l'estate; 1b. la seconda variante, elegante, dal taglio e particolari insoliti
e molto curati, e molto curati, e in taluni casi impreziosita dal pizzo, è realizzata con tessuti  ricercati (seta, poliestere, ecc.) e di solito si abbina a una vestaglia.

 CAMMELLO (lana)  
Pelo dell'omonimo ruminante, appartenente alla famiglia dei Camelidae Gray. Solo l'animale a due gobbe che vive in Asia, fra la Mongolia e il Golfo Persico, fornisce la lana cammello. Questo animale è dotato di un pelo di superficie ordinario con sottopelo fine, morbidissimo, idrorepellente. Il colore più comune è il rosso bruno, con varianti dal marrone al grigio. Il mantello bianco, descritto anche da Marco Polo, è il più pregiato, ma molto raro. Il pelame di superficie, più grossolano, può raggiungere i 37,5 cm di lunghezza, con un diametro di 20-120 micron. Quello sottostante, borra o duvet, simile a quello della capra Cashmere, molto fine, morbido, con elevate proprietà termiche, ha una lunghezza di 2,5-12,5 cm ed un diametro di 9-20 micron (in media il diametro è di 20 micron ed il prodotto migliore sarebbe quello cinese). La borra è normalmente di colore rossastro o bruno chiaro. La separazione tra pelo e borra si ottiene per cardatura o/e jerratura. In primavera il pelame si stacca e forma masse che pendono lungo il corpo, sul collo, ecc. Vengono strappate con le mani, oppure raccolte se cadute al suolo. Il miglior duvet è quello degli animali giovani. Quello del maschio adulto è più resistente, ma è rilevante la differenza nel diametro delle fibre a seconda della regione del corpo. Impieghi: Fabbricazione di tessuti pregiati per cappotti, solitamente in cardato, follato, e rifinito a pelo corto e morbido. Dato il suo elevato costo, è spesso mescolata alla lana di pecore o capre pregiate e/o per variarne le caratteristiche.

Francese: Chameau - Inglese: Camel-hair | Kamel-hair - Tedesco: Kamel - Spagnolo: Camello - Portoghese: Camelo
 
CAMISACCIO
Da camisa, variante di camicia nelle regioni dell'Italia settentrionale. Specie di casacca usata dai marinai della marina militare italiana per lavori manuali.

CAMOSCIATO
Pelle intera che viene smerigliata con un abrasivo dalla parte del carnaccio e che costituirà il lato esterno della pelle.

Inglese: Suede
 
CAMOSCIO
Dal latino tardo camox, e questo dal paleoeuropeo alpino camocio: nome del mammifero. 1. Mammifero della famiglia dei Bovidi (Rupicapra rupicapra), simile alla capra, che vive in branchi nelle montagne dell'Europa e Asia Minore. 2. Per estensione, la pelle di tale animale, che una concia speciale rende particolarmente morbida e vellutata.   

 CAMOTEX  
Felpa che imita il tessuto cammello.

 CAMOUFLAGE  
Termine francese. Insieme di fantasie e colori mimetici.

 CAMPAIGN  
Nel settore moda il termine fa riferimento alla campagna stampa o pubblicitaria, rispettivamente "print campaign" e "advertising campaign", di cui sono protagonisti le modelle e i modelli.

 CAMPANELLI  
Fili di colore contrastante messi alle cimose del tessuto per segnalare difetti o irregolarità.
 
CAMPEROS
Termine spagnolo usato al plurale. Calz. - Tipo di stivali da donna o da uomo a metà polpaccio, di solito di pelle, con tacco basso o medio, riccamente decorati da borchie, impunture in contrasto, ricami, ecc, simili agli stivali stile country, da indossare con indumenti sportivi o di linea folk. Anche detto texano o stivaletto stile cowboy.


► CAMPIONARIO  
Da campione. - Serie di tessuti, filati, accessori o capi d'abbigliamento che compongono una collezione.

 CAMPIONE  
Quando si parla di tessuti è il taglio prova (non la tirella con le varianti colore) inviata all'azienda di confezione per provare il tessuto e farne un capo prova a cui, se approvato, segue la pezza campione per farne i capi di campionario da dare agli agenti per la vendita.
 
CANADIENNE
Voce francese che significa "canadese". Giaccone di pelle di montone.

 CANAPA  
Dal latino cannabis, "canna" derivato a sua volta dal greco kannabis. Fibra tessile estratta dal libro (liber in latino) della canapa (Cannabis Sativa, cioè la canapa industriale), dalla quale si estrae, mediante macerazione e battitura, trasformandola in filato; pianta annuale, di notevole varietà morfologica e fisiologica, con forme precoci e tardive. Il fusto è conico e ha un diametro di circa 5 cm, costulato, cavo a maturazione, ramificato nelle piante più distanziate, può raggiungere l'altezza di 4 o 5 metri. La coltivazione della canapa non richiede diserbanti né pesticidi, e non esaurisce le risorse del terreno (in tal senso è considerata una fibra ecologica). È coltivata oggi in molte regioni a clima temperato o temperato/freddo come l'Europa e la si sta reintroducendo in Italia, legata al fatto di nuove tecniche di produzione che eliminano gran parte della mano d'opera. Nel settore tessile le nuove tecnologie a basso impatto ambientale permettono di lavorarla sino ad ottenere una versatilità finora sconosciuta, anche mischiata ad altre fibre. È una fibra poco elastica e piuttosto rigida (perciò i tessuti di canapa si sgualciscono facilmente) di aspetto ruvido, il filo di canapa, grazie alla sua particolare struttura molecolare, è caldo d'inverno e fresco d'estate; assorbe l'umidità quasi quanto il lino, ma resiste agli strappi tre volte tanto. Effetto delle tarme: Non attaccata. Impieghi: tessuti sia di arredamento che raramente da abbigliamento. Manutenzione: la canapa va stirata con ferro molto caldo  (2 pallini), meglio se si inumidisce il tessuto prima di stirare.

 CANAPINA  
Dall'aggettivo canapino. Tessuto greggio in canapa o cotone molto apprettato che viene usato come sostegno o rinforzo. Oggi il tessuto è realizzato anche con fibre sintetiche.

Francese: Bougran - Inglese: Buckram - Tedesco: Bougram | Versteifungsstoff - Spagnolo: Bucaran

 CANAPINO  
Da canapa. Termine usato dai sarti per indicare in particolare interfodere grezze di sostegno agli interni delle giacche.

 CANAPONE  
Da canapa. Termine improprio per indicare tessuti di intreccio grosso e marcato che possono assomigliare alla canapa: i termini corretti sono: natté e panama.

 CANDEGGINA  
Nome con cui viene posta in commercio la soluzione acquosa stabilizzata di ipoclorito di sodio (NaCLO), usata per sbiancare i tessuti. Oggi questo prodotto viene sempre più sostituito per capi colorati da smacchiatori in polvere e liquidi: l'effetto sbiancante è dovuto principalmente a composti a base di ossigeno, meno aggressivi rispetto al cloro contenuto nella candeggina.  

 CANDEGGIO  
Da candeggiare. 1. Trattamento preparatorio a base di cloro, anidride solforosa, acqua ossigenata e altri candeggianti al quale si sottopongono le fibre tessili (operazione che viene fatta o sul filato o sul tessuto greggio) per renderle candide, o perché deve essere stampato affinché tutti i colori naturali siano allontanati. 2. Nel bucato domestico eliminazione di macchie dalla biancheria mediante l'uso di candeggianti.

Francese: Blanchiment - Inglese: Bleaching - Tedesco: Bleiche - Spagnolo: Blanqueo

 CANDIDO  
Dal latino candǐdus, derivato da candere "risplendere, brillante". 1. Di un bianco puro luminoso, rilucente, splendente. 2. Si dice anche di un bucato candido.

 CANFORA  
Attraverso il latino medievale camphora, che viene dall’arabo kāfūr, ‘canfora’, forse da una lingua austronesiana o da una lingua indiana. Sostanza cristallina bianca, insolubile in acqua, solubile negli oli e in alcol, estratta da un albero sempreverde, il Cinnamomum Camphora e dal Chrysanthemum Parthenium (matricole). Ormai , da più di un secolo, esiste la canfora di  sintesi, prodotta industrialmente.
Questa sostanza ha un odore pungente. Nell'industria ha una varietà di applicazioni fra cui è usata come antitarmico, plastificante, ecc. La canfora sono quelle palline che ritroviamo nelle tasche dei cappotti, giacche, prima di riporli nel "cambio stagione" per presevarli dalle tarme.

 CANGIANTE  
Participio presente del verbo cangiare, "cambiare", nel significato di qualcosa che cambia colore a seconda dell'angolo da cui è osservato. Tessuto che, visto sotto diverse angolature, assume diverso aspetto e coloritura diventando quasi iridescente; questo effetto viene ottenuto con la diversità di colore o torsione dei fili di ordito da quelli di trama o con una particolare armatura sul tessuto.

Francese: Changer | Changeant - Inglese: Changing - Tedesco: Schillernd - Spagnolo: Irisado | Cambiante - Portoghese: Mudando

 CANNETÉ  
Termine francese, che significa "pieghine a forma di cannuccia". 1a. Tessuto, utilizzato in tinta unita, con sottili coste in rilievo che corrono lungo la direzione dell'ordito, ottenuto con filati pettinati; di peso generalmente da 350 a 400 gr/ml, con proprietà di essere molto resistente e di non sgualcire. Le coste risultano più leggere del cannellato, ma più marcate del popeline e gabardine. È particolarmente adatto per pantaloni da equitazione. Analogo al bedford cord. 1b. Viene fabbricato ed utilizzato anche in nastro (massimo prodotto in cm 18) per finiture in confezione. 2. È chiamato così anche un tipo di velluto a coste sottili in rilievo, quasi sempre in seta, prodotto aumentando in proporzioni diverse i fili d'ordito o i fili di trama, ottenendo così il reps in catena o il reps in trama (armatura derivata dalla tela). 

 CANNELLATO  
Da cannello. Termine generico per indicare i tessuti a coste piuttosto distanziate in modo da formare delle scanalature vistose sia dritte che diagonali, fabbricato con vari tipi di fibre. È usato soprattutto per tappezzerie, abiti ed abbigliamento da equitazione, cravatte. 

Francese: Cannelé.

 CANNET & EACUTE  
Tessuto con coste sottili nel senso dell'ordito. Viene usato come nastro per eleganti finiture in sartoria.

 CANNETÉ  
Termine francese, che significa "pieghine a forma di cannuccia". Tessuto, utilizzato in tinta unita, con sottili coste in rilievo che corrono lungo la direzione dell'ordito, ottenuto con filati pettinati; di peso generalmente da 350 a 400 gr/ml., con proprietà di essere molto resistente e di non sgualcire. Le coste risultano più leggere del cannellato, ma più marcate del popeline e gabardine. È particolarmente adatto per pantaloni da equitazione. Viene fabbricato ed utilizzato anche in nastro per finiture in confezione. Analogo al bedford cord.

 CANNONE  
Doppia piega simmetrica ornamentale.

 CANOTTA  
Retroformazione da canottiera. Maglietta unisex senza maniche e molto scollata, simile alla canottiera, ma di solito colorata anche se prevale il bianco e nero, a coste, da indossare come capo esterno, non cioè sotto la camicia o la camicetta. Può portare l'etichetta esterna in evidenza.

 CANOTTIERA  
Riduzione di "maglietta alla canottiera", usata, cioè, da chi pratica canottaggio. 1. Maglia leggera di cotone, lana, o altre fibre, scollata e senza maniche, simile a quella portata dai canottieri, da cui prende il nome. Si usa sotto le camicie come maglieria intima, oppure in estate indossata da sola. Usata come indumento intimo, da uomo ha mantenuto la foggia originale, mentre da donna si è modificata nei materiali (con l'avvenuto delle fibre sintetiche) e nella foggia: spalline più sottili, più o meno aderente nel volume, aggiunte di pizzi e ricami.Un capo similare è la cannotta. 2. Cappello di paglia, con cupola rotonda, bassa e piatta e tesa rigida "à la canotier", oggi più comunemente indicato con il nome di paglietta.

 CANOTTIGLIE  
Piccoli elementi decorativi, solitamente in metallo o plastica, che vengono cuciti sul tessuto per formare ricami, tipo perline, pailletes, ecc. In genere sono di forma piatta ed allungata.

 CANOVACCIO (CANAVACCIO - CANEVACCIO)
Deriva da canapa, attraverso dialetti dell'Italia settentrionale, o dal francese canevas. 1. Tela grossa e ruvida, originariamente in canapa, usata principalmente per strofinacci; è per antonomasia lo strofinaccio usato in cucina, utile per asciugare, coprire, prendere qualcosa di caldo. 2. Tela di canapa, cotone o lino a trama molto rada, a larghi buchi regolari, impiegata in ricami (punto croce).
 
CANTING
Penna di rame usata per tracciare il disegno dei motivi ornamentali sui tessuti batik. 

 CANTON (flanella di)  
Saglia flagellata mostrante sul diritto un ordito fine di cotone o misto cotone-poliestere allacciato con una trama grossa a torsione soffice: essa viene garzata solo sul rovescio. È destinata alla confezione di guanti da lavoro, abbigliamento per bambini, foderami.

 CANTRA  
Dal francese cantre. Ind. tess. - Parte dell'orditoio a forma di incastellatura metallica munita di numerosi perni sui quali vengono posti le rocche di filato. I fili provenienti dalla cantra passano attraverso un pettine; vengono poi avvolti sul subbio. Il numero dei fili predisposto sulla cantra determina l'altezza del tessuto. Le cantre sono munite di apparecchi che, per azione meccanica o elettrica, fermano la macchina ogni volta che si rompe un filo. È chiamata anche rastrelliera.

 CAPECCHIO  
Dal latino capĭtŭlum, diminutivo di caput -pĭtis «capo». Filaccia grossa che si trae dalla prima pettinatura del lino o della canapa, usata per imbottire. 

 CAPI D'ABBIGLIAMENTO  
Qualunque indumento col quale ci si veste. Sono capi d'abbigliamento: abito, biancheria intima, calza, camicia, copricapo, cappotto, giacca, gonna, impermeabile, maglione, mantella, pantalone, scarpa, ecc.
 
CAPITONNÉ
Voce francese, che significa imbottito. In abbigliamento indica un'imbottitura trapuntata.
 
CAPO | CAPI
Insieme di fili discontinui, che compongono un filato, tenuti assieme da una torsione. Il filato può essere composto da un solo capo o da più capi ritorti tra loro.  

 CAPOSPALLA  
Da capo + spalla. 
Capo d'abbigliamento maschile e femminile, che veste le spalle, quale la giacca, soprabito, cappotto, ecc.

 CAPPA  
Parola del latino tardo, che inizialmente indicava una specie di berretto ma che, con il tempo, estese il suo significato a ogni tipo di mantello con cappuccio. 1. Mantello ampio, dotato di cappuccio; indossato anticamente specialmente da nobili, cavalieri o religiosi. In inglese è cape. 2. Elegante mantello da donna da indossare sull'abito da sera. 

 CAPPELLO  
Dal latino tardo cappellus, doppio diminutivo di cappa. Copricapo maschile o femminile di varia forma, a seconda della moda e della stagione. I cappelli possono essere suddivisi in quattro categorie: intrecciati; di feltro; in tessuto, pelle o pelliccia; di maglia.

► CAPPELLO DA PRETE  
Disegno a forma di minuscolo tricorno (simile ai copricapi dei preti usati nel '700 e '800) fatto su base batavia (armatura); il filato è cardato e il disegno è ottenuto con il contrasto di ordito e trama. È usato per abiti e giacche sportive, specialmente di lambswool e cachemire. 

Inglese: Barleycorn (significa "grana d'orzo").

 CAPPERONE 
Dal francese chape ‘cappa’ . 1a. Copricapo medioevale (a partire dal XII secolo), usato da entrambi i sessi, consistente in un ampio cappuccio che coprendo testa e collo raggiungeva le spalle, usati specialmente dalla povera gente, tipico del contadino medioevale. 1b. In epoca rinascimentale fu anche un copricapo più simile a un turbante, in una rivisitazione adatta anche alle classi più agiate. È conosciuto anche con il termine francese Chaperon [sciaperòn].

 CAPPERUCCIA  
Lembo della cappa usato come cappuccio, o il cappuccio stesso.  

 CAPPOTTO  
Dal latino tardo cappa. Capospalla pesante tessuto, in genere di lana, maschile e femminile, di vari modelli e talvolta foderato internamente di pelliccia o altro materiale caldo, che può essere portato sopra la giacca. I tessuti usati per la realizzazione dei cappotti sono: i bouclé, i panni pesanti, i velour, i garzati, i doppi crepes di lana pesante, il cammello, ecc., accompagnati talora anche da guarnizioni di tono sportivo, come i riporti in pelle o altro materiale. 

► CAPPUCCIO  
Dal latino tardo cappa. Pezzo di stoffa cucito a forma conica e fissato al collo di un indumento ma anche staccabile e trattenuto al capo mediante bottoni o cerniere, che può essere usato come copricapo o lasciato drappeggiato sulla schiena in un abito o in maglie leggere, mentre assume un aspetto più rigido e costruito in giacconi e cappotti. 

 CAPROLATTAME  
Composto chimico di partenza per la produzione di fibre poliammidiche tipi nylon, quali il Perlon.
 
CAPSULE COLLECTION
Locuzione inglese composta dall’aggettivo capsule ‘ridotto all’essenziale, compatto’ e dal sostantivo collection ‘collezione’. È una “collezione nella collezione” ossia una serie di pochi elementi, facilmente abbinabili e intercambiabili tra di loro. È comunemente composta da 8-15 capi, a seconda dell’obiettivo dello stilista e del marchio, che può essere il prodotto di una collaborazione fra il brand e una star, che fa da ispirazione per questa mini-collezione. Sebbene abbia un significato semplice e pressoché letterale, la capsule collection è una strategia piuttosto complessa. Spesso infatti il lancio di questo tipo di collezione avviene al di fuori dei paletti tradizionali del mercato della moda. Per questo, richiede pianificazione e una strategia ben chiara per raggiungere gli obiettivi di vendita desiderati. Si tratta di uscite che implicano grandissime campagne di marketing, partnership con influencer digitali e altri brand. Una capsule collection può essere un’ottima strategia per la crescita e la notorietà di un brand di moda. Trattandosi di una collezione separata dalle uscite prestabilite durante l’anno, c’è maggiore libertà per creare e testare nuovi concetti.
 
CARBONIZZAZIONE
Operazione chimica che serve a distruggere le impurezze delle sostanze cellulosiche presenti nelle fibre animali, difficilmente eliminabili nelle operazioni di lavaggio. Queste impurezze creano difficoltà nelle successive operazioni di pettinatura e filatura e la loro presenza si rende ancor più evidente dopo la tintura in quanto i coloranti per lana difficilmente tingono le parti cellulosiche. Questo trattamento viene impropriamente chiamato carbonizzaggio o carbonizzatura, termini che però letteralmente significano "trasformare in carbone", e quindi và tenuto presente che quando l'operazione è protratta sino alla vera e completa carbonizzazione delle sostanze cellulosiche vuol dire che si sono raggiunti anche valori di acidità e/o temperatura dai quali la lana è irrimediabilmente danneggiata.   

 CARDATO  
Da cardo, strumento costituito da due assi fornite di denti metallici ricurvi. Filato o tessuto che è stato sottoposto a tutto un particolare ciclo di lavorazione adatto per fibre discontinue di lunghezza irregolare (ciclo cardato). Il prodotto che si ottiene chiamato appunto "cardato", a differenze di quello pettinato, presenta un aspetto pelurioso, voluminoso, caldo e viene impiegato per la confezione di capi di abbigliamento come cappotti, giacconi, giacche.

 CARDATURA  
Da cardare. Operazione fondamentale del ciclo di filatura cardata attraverso la quale, dopo il lavaggio, si aprono e si sgrovigliano i fiocchi della fibra eliminando le impurità vegetali. La fibra passa attraverso la carda che è una macchina formata da un insieme di cilindri rotanti provvisti di aghi dove viene separata e liberata dalle impurità presenti e le sue fibre orientate tutte nello stesso senso. Vengono lavorati seguendo questo sistema i cotoni, lino o canapa (non più di 30 mm) e la lana, le lane di concia, le lane rigenerate (non più di 90 mm per la lana) e tutti i cascami delle diverse operazioni tessili. Per quanto riguarda la lana, oltre agli articoli di basso pregio, i prodotti cardati più importanti sono coperte, tappeti, tessuti di abbigliamento a fibra corta, maglieria molto pregiata in lambswool e cachemire. I cardati di cotone sono generalmente prodotti di bassa qualità. Una volta l'operazione si eseguiva con le infiorescenze seccate del cardo, da cui il nome.

 CARDIGAN  
Prese il nome da James Thomas Brundenell, conte di Cardigan (1797-1868). Giacca di maglia, scollata a V e chiusa sul davanti da bottoni. Lunga ai fianchi, spesso blusante, è un must dell'abbigliamento informale. Celebri sono quelli di Gabrielle Chanel, che introdusse nel 1920. 

 CARGO PANTS  
Pantaloni con taglio sportivo, con due tasche a soffietto nella parte posteriore e due tasche oblique anteriori, con coulisse in vita solitamente di corda.

 CARMAGNOLE  
Termine francese. Giacca con larghi risvolti e bottoni d'oro indossata dai Sans-cullottes, i rivoluzionari francesi. In origine veniva indossata dagli operai di Carmagnola (comune della provincia di Torino), emigrati in Francia.  

 CARICA  
Trattamento chimico a base di sali minerari, al quale si sottopone la seta per renderla più pesante.  

 CARICO DI ROTTURA  
Resistenza di in filo o tessuto alla trazione. Peso (in kg) di una forza occorrente per rompere filati o strisce in tessuto di determinate misure. Questa prova stabilisce, tra l'altro, l'applicabilità o meno di un tessuto a seconda delle diverse tipologie.

CARRARMATO
Suola delle scarpe militari o degli scarponi da montagna o scarpe da trekking. Garantisce particolare aderenza al suolo e protezione al piede.
 
 CARRÉ  
Voce francese, propriamente «quadrato»Rettangolo di tessuto, eseguito sulla parte alta del dietro di una camicia o sul capospalla (giacca, cappotto, impermeabile) che nell'abbigliamento, scende di circa 10 o 20 cm sulle spalle (di solito cucito trasversalmente) e sul petto, sia incorporato che sovrapposto, unito con una cucitura al corpo dell'indumento; serve per eliminare le pince e funge da supporto per la parte rimanente del capo cui è attaccato.  In italiano viene, ma è meno usato, detto sprone.   

 CARTAMODELLO  
Modello di qualsiasi articolo d'abbigliamento disegnato su carta. Le diverse parti vengono appoggiate sul tessuto, pelle, ecc. che poi verrà ritagliato seguendone le diverse forme. Si usa ancora in sartoria, in piccoli laboratori artigiani, in prototopia. È talvolta inserito in giornali di moda femminile. Oggi la costruzione del modello, nel processo produttivo di una azienda di abbigliamento, è sempre più affidata all'elettronica, che ha messo a disposizione dei modellisti strumenti che si integrano perfettamente con le operazioni manuali o, addirittura, le sostituiscono perfettamente, allo scopo di portare a massima efficienza le operazioni di campionatura e successivo sviluppo dei prototipi. Quindi meno o niente più uso di carta, ma soprattutto tempi di lavoro ridotti. La razionalizzazione coinvolge, naturalmente, anche la parte del taglio, dove il tagliatore trova il suo piazzato sul file elettronico.

 CARTA PER MODELLI  
Non esiste un solo tipo di carta da modello, anche se l'ideale è quella bianca liscia, semitrasparente, che consente di ricalcare. La carta liscia usata nel settore della confezione è disponibile in diverse larghezze. La carta quadrettata è leggermente più costosa rispetto a quella normale e non è indispensabile. In ogni caso, fornisce una griglia di quadretti del lato di 2,5 cm che possono servire per calcolare e controllare più velocemente le misure. Molti modelli sono disegnati sul cartone, perché più duraturo. Chi taglia il tessuto può quindi segnare il tracciato intorno al cartone con un gesso, piuttosto che usare degli spilli per segnare la sagoma del modello sulla stoffa. I modelli utilizzati di frequente, come i modelli base, dovrebbero essere fatti nel cartone più resistente. Il cartone è disponibile in molti spessori e in una serie di colori che possono servire per identificare le diverse parti del modello. Un'alternativa più economica rispetto al cartine del modello tradizionale è il cartoncino Manila.  

 CARTELLA COLORI  
Serie di campioni di tessuto o di filato declinata nei vari toni di colore in cui una collezione di tessuti, filati, d'abbigliamento o di maglieria verrà prodotta. A ciascun colore corrisponde una cifra o una parola convenzionale.

 CASACCA  
Il nome ha origini più moderne, da (veste alla) casacca o (veste) casacca; dal russo kazakin, veste del kozak «cosacco». 1. Tipo di giacca leggera, ma meno strutturata, sia maschile che femminile, dritta, lunga fino ai fianchi, abbastanza ampia, aperta sul davanti, con o senza maniche, generalmente a tre quarti, da portare sciolta o con cintura in vita sopra la gonna o pantaloni, come capo da giorno o elegante da sera, secondo il materiale con cui è confezionata e i dettagli. 2. Ampia giacca di panno grossolano. Sinonimo di  giubba. 3. Camicia maschile russa, con colletto a listino, maniche lunghe, piccoli spacchi laterali, con apertura abbottonata sul petto (di solito sinistro), lunga abbastanza. 4a. Nell'ippica, la giubba dei fantini (indossata nelle corse al galoppo o al trotto) recante i colori delle varie scuderie di appartenenza. 4b. Negli altri sport, la maglia o la blusa indossata dagli atleti, con i colori sociali della società per la quale gareggiano.

 CASACCA DA PITTORE  
Camicia a trapezio con grande fiocco al collo da cui parte un'arricciatura che la rende ampia. Era indossata un tempo dai pittori durante la realizzazione delle loro opere.

 CASACCHINA  
Diminutivo di casacca. Leggera casacca femminile dalle dimensioni un po' ridotte.

 CASA DI CONFEZIONI - CASA DEL TESSUTO - CASA DEL FODERAME  
In luogo di sartoria, nei primi decenni del '900 si usava chiamarle così. In quel periodo nacquero le case: "Casa del (al) foderame", "Casa del tessuto", "Casa del tovagliato", ma, anche, "Casa della gomma", "Casa dei giochi", "Casa del libro", "Casa del vino", e molte altre insegne sparse per l'Italia. In epoca autarchica (fascismo) era anche per non usare il termine francese di Maison.   

 CASCAMI  
Residui e scarti di lavorazione tessile, talvolta impiegati per ottenere effetti speciali in filati o tessuti. I cascami vengono sfilacciati per far ritornare le fibre che li compongono nelle condizioni di essere nuovamente filate. Dopo la sfilacciatura, le fibre subiscono le stesse operazioni tessili delle fibre allo stato originale, ottenendo ovviamente filati e tessuti di minor qualità. Particolare importanza hanno i cascami di seta, sia per il forte scarto che si ottiene durante la lavorazione di questa (fino al 60%), sia per l'alto costo del prodotto.      

 CASENTINO 
Dal nome proprio dell'alta valle del fiume Arno, in Toscana (a nord della provincia di Arezzo, al confine con la Romagna). 1. Tessuto cardato di lana, originario dell'omonima zona toscana; rustico ma soffice, con pelo di media altezza sottoposto a pressione o strofinio (ratinatura) per cui il pelo si addensa in piccoli grumi. I colori caratteristici di questo tessuto sono l'arancione e il verde, ma originariamente il vero "casentino" era di colore rosso. Oggi a questi colori "classici" se ne sono aggiunti tantissimi altri (blu e beige in tutta la gamma fino al bianco ghiaccio). Questo tessuto è detto anche ratinato. 2. Sorta di pastrano (anche detto casentina o casentinese), guarnito di pelo di lepre o di volpe, che un tempo si confezionava nel Casentino. Il nome è passato recentemente ad indicare un paltò di panno pesante di colore rosso e talvolta verde o di altro colore, con o senza bavero di pelliccia, di taglio sportivo.

 CASHEMERE (disegno)  
Disegno ornamentale a "palmetta" stampato (il più economico, in quanto il più semplice da produrre, e quantitativamente il più popolare) o tessuto in diagonale (twill), anche particolarmente minuto, complesso ed elaborato, composto dalla forma stilizzata di una lacrima (germoglio della palma e felce). È detto anche Paisley. Adatto a cravatte, sciarpe, scialli e fazzoletti da collo o da taschino. In origine, in India, il disegno cashmere fu usato per gli scialli, per essere utilizzato dagli uomini come caldo mantello.



 CASHMERE (CACHEMIRE)  
Fibra prodotta dal sottovello della capra Kel che vive sui monti dell'Himalaya, nel Tibet, nell'India del nord (Kashmir) ed allevata anche negli altipiani dell'Asia Centrale, nel Turkestan, Cina, in Mongolia (più pregiato) ed in Iran (meno pregiata delle altre). La parte utile, seconda per finezza e per pregio solo alla vicugna, viene dal manto di lanugine corta e soffice con cui l'animale si ripara dal gelo dell'inverno, e che viene raccolta col pettine a primavera: non più di 120 gr all'anno. Il filato è tanto più ricco quanto più rigide sono le stagioni. Il colore va dal bianco al giallo-bruno-chiaro. È utilizzata pura o in mischia con altre fibre, come la lana per tessuti o filati. È denominata in italiano: kashmirCaratteristiche: straordinaria leggerezza, morbidezza e finezza al tatto. Impieghi: per tutti i capi d'abbigliamento e vari accessori come sciarpe, guanti ed altro. Codice tessile: WS (EURATEX)

 CASTING  
Voce inglese, derivata da (to) cast "assegnare, distribuire (le parti)", "provino" che però è più adatto nell'ambito pubblicitario/televisivo, usato in italiano al maschile. Il casting è l'occasione in cui il cliente che commissiona il lavoro e l'aspirante modella/o o attrice/attore si incontrano. Avviene presso la sede del cliente o presso l'agenzia.  

 CASTING (tinta)  
Termine inglese. Leggera sopratinta marrone, nera o grigia chiara spesso usata sul tessuto denim. Il trattamento crea un generale effetto d'invecchiamento. Anche se chiamata tintura al caffè o tintura al tè, secondo la nuance, questo "effetto sporco" è ottenuto con i coloranti sintetici.

 CASUAL  
Voce inglese che, letteralmente, significa "casuale". Abbigliamento informale per i tempo libero e pratico, comodo e sportivo.

 CATALOGUE  
Catalogo, plurale "catalogues". Nel settore moda i cataloghi possono essere di diverse dimensioni, esistono anche dei piccolissimi cataloghi, in inglese "mini-catalogues", che sono appesi direttamente al capo da acquistare, insieme al cartellino del prezzo, e mostrano eventuali altre varianti dell'articolo o della collezione. Parlando di foto moda, a seconda delle dimensioni, del numero di foto utilizzate per il catalogo e della distribuzione più o meno ampia del catalogo stesso, cambia il prezzo che il cliente dovrà pagare per la modella o i modelli ritratti sul suo catalogo.         

 CATENA  
Altro sinonimo di ordito. Nella tessitura si chiama così l'insieme dei fili di un tessuto considerati nel senso della lunghezza. 

Inglese: Warp
 
CATENELLA
Magl. - Singola colonna di maglie (cordicella) che può essere utilizzata come cucitura e come ricamo.

 CATSUIT  
Voce inglese. Capo di abbigliamento, simile alla tuta, molto aderente che copre l'intera figura e spesso anche le braccia. Sono di solito fatti in tessuti stretch con lycra o spandex oppure in pelle, latex o PVC. Frequentemente si chiudono con una zip che può correre audacemente anche sul centro davanti. Negli anni '70 i catsuit si diffusero tra i praticanti dell'aerobica e tra i frequentatori delle discoteche. In questo stesso periodo anche alcuni atleti, come ciclisti, pattinatori di velocità e ginnasti, cominciarono a indossare degli indumenti simili ai catsuit con caratteristiche adattate alle loro esigenze sportive. I catsuit sono popolari anche negli ambienti fetish, specialmente fra gli appassionati di bondage. In questi casi si tratta solitamente di materiali ultra aderenti e lucenti più comunemente in latex. 

 CAVALLO  
È la parte degli indumenti che copre gli arti inferiore (come pantaloni, mutande, collant, ecc.) che si trova esattamente al punto di congiunzione delle gambe con il tronco. Può essere dello stesso tessuto dell'indumento stesso o di altro materiale. In alcuni indumenti (come guaine, ecc.) può essere apribile con gancetti o bottoni per facilitare la vestizione. 

 CATWALK  
Voce inglese, letteralmente "camminata da gatto". A quanto sembra, si usa questa parola perché le modelle camminano come gatti. Passerella, lo spazio lungo il quale si muovono le modelle o i modelli durante le sfilate. Normalmente la passerella è sopraelevata rispetto alla zona dove siede il pubblico della sfilata, così da far ammirare gli abiti indossati più facilmente. Può essere una semplice linea retta o terminare a T. Non sempre, però, lo stilista sceglie di utilizzare la passerella tradizionale per le proprie sfilate: molti luoghi possono diventare delle perfette location per una sfilata di successo: si pensi alla scalinata di Piazza di Spagna a Roma, per anni teatro delle sfilate di Alta Moda italiane. La passerella si può anche chiamare runway.

 CD (modellistica)  
Centro dietro di un capo, visto indossato. 

 CDav (modellistica)  
Centro davanti di un capo, visto indossato.

 CELLULOSA  
Materia che forma le pareti delle cellule vegetali, e che costituisce la parte solida delle piante. Estratta con opportuni accorgimenti, viene trasformata in filati e tessuti. Presente quasi allo stato pure nel cotone, è la componente principale negli alberi, ed in altri tipi di vegetale, dove è unita ad altri componenti dai quali deve essere separata per via chimica. Per ottenere ciò sono in uso diversi procedimenti per via acida e alcalina, tutti aventi per scopo di ottenere una cellulosa con elevato grado di purezza. Materiale di partenza è in prima linea il legno, ed in particolare quello di pino e di abete, nonché i linters del cotone: negli ultimi tempi anche il legno di diverse latifoglie come il faggio e il pioppo. Accanto al legno trovano impiego anche vegetali come la paglia del frumento e del mais, i cascami di lino e canapa, il giunco (quest'ultimo in particolare nel delta del Danubio). La cellulosa è difficilmente solubile e difficilmente attaccabile per via chimica. Da ciò deriva da una parte la sua eccellente idoneità come materiale tessile e dall'altra la maggiore difficoltà nella sua lavorazione per ottenere fibre chimiche.  

 CENCIO  
1. Pezzo di tessuto vecchio e logoro, brandello. 2. Panno adoperato per spolverare i mobili, lucidare i pavimenti, asciugare le stoviglie. 3. Tessuto rado "cencio (o tela) di nonna" che serve da canovaccio per il trapunto fiorentino.  

 CENTRO CIMOSA  
Grado di uniformità del colore e dell'aspetto del tessuto che si rileva confrontando il centro della pezza con i lati. 

 CENTROSENO  
Parte centrale del reggiseno tra le due coppe. Più il centroseno è alto, meno ampio è il décolleté, ma più elevate sono le prestazioni in termini di sostegno e modellazione. 

 CERATO  
Participio passato di cerare.  Filato o tessuto apprettato con sostanze cerose in modo di avere un aspetto un po' rigido, lucido (nei tessuti sul dritto) più del raso, ed impermeabile. 

Francese: Ciré - Inglese: Waxed

Sistema di chiusura fatta da due nastri di tessuto su cui sono agganciati (aggraffati) speciali dentini di diverse dimensioni e materiali (metallici o di materia plastica), sfalsati in modo da potersi inserire a coda di rondine incastrandosi con un cursore (parte scorrevole) con la relativa linguetta (tiretto) detta pendente permettendo l'apertura e la chiusura del tessuto o altro materiale. La corsa è limitata agli estremi da un fermo inferiore e due fermi superiori che impediscono la fuoriuscita del cursore. Esistono, inoltre, cerniere reversibili nelle quali il tiretto è utilizzabile sia sul dritto che sul rovescio e cerniere con il doppio cursore che si aprono dal basso e dall'alto. Prodotte in moltissimi colori.

I MATERIALI - TIPOLOGIE

I materiali di una lampo possono essere di metallo, di plastica o di nylon; il materiale plastico non arrugginisce, costa meno ma non sopporta alte temperature. Invece i materiali dei tessuti di rinforzo possono essere poliestere, poliestere ricoperto con film e cotone (questo materiale utilizzato anche per la tintura dei capi in cotone).

Le lampo possono essere di tre tipi:
  • Lampo spirale: è formata da due spirali di nylon applicate a due fettucce tessili, le cui spire presentano una piccola deformazione (di forma complementare, in modo da restare agganciate, una volta compenetrate).
  • Lampo metallo: i denti piatti in lega di ottone o alluminio, alpaca o rame, ecc. sono ottenuti per tranciatura e quindi ammorsati sui nastri tessili di supporto. Hanno una scorrevolezza inferiore.
  • Lampo plastica: i denti piatti sono pressofusi sui nastri di supporto.
Le varie tipologie sopra descritte vengono prodotte sia su nastri di supporto in poliestere, sia in cotone o altri materiali.

Le lampo, prodotte in catena continua, vengono poi tranciate nelle lunghezze richieste e rifinite in due versioni:
  • Lampo fisse - queste lampo non permettono la separazione dei lembi, con un cursore, tipiche per abbigliamento e con due cursori contrapposti, generalmente applicate su borse e valigie.
  • Lampo divisibili - queste lampo permettono la separazione dei lembi, con uno o due cursori (comby), particolarmente impiegate nella maglieria moderna e nell'abbigliamento sportivo.
TIPOLOGIE DI CHIUSURA LAMPO

Le tipologie di chiusure lampo sono tre:

  • a chiusura fissa, con cerniera lampo costituita da due terminali zip aperti in alto e un terminale zip in basso;
  • a chiusura tipo divisibile con solo cursore, con cerniera lampo composta da due terminali zip in alto aperti e terminale apribile nella parte bassa;
  • a chiusura lampo divisibile a doppio cursore combinata, con cerniera lampo composta da due terminali zip in alto e due aghi nella parte bassa con due cursori divergenti

CARATTERISTICHE COMMERCIALI DI UNA CERNIERA

La lunghezza è espressa in cm, ed è prodotta in qualsiasi misura, sia standard che non.
  • La larghezza si esprime in mm. e si intende la larghezza dei denti. Per tessuti leggeri si usano larghezze di 3 mm, per tessuti più pesanti da 4 mm. In gergo corrente si parla di grossezza della grana: grana da 3 o da 4 mm.
  • La composizione e il tipo di tessuto del nastro ha solo caratteristiche di funzionalità ma talvolta può essere utilizzato per effetti estetici. 
  • Il peso e lo spessore della cerniera devono essere scelti in funzione della pesantezza del tessuto su cui sarà applicata. 
È chiamata anche Zip o Lampo.

 CERTIFICAZIONE 
Una certificazione è un marchio creato da un’associazione o da un’organizzazione professionale per garantire l’origine, la specificità, il livello di qualità o la conformità di un prodotto a standard di produzione prestabiliti. Può essere utilizzato solo da produttori o marchi che rispettano il disciplinare redatto dall’ente. Per la promozione di una moda sostenibile, la tracciabilità della filiera diventa fondamentale.

 CHADOR  
1. Foulard (drappo) rettangolare scuro, di solito nero, che copre il capo e chiuso sotto il mento, così che emerga solo l'ovale del viso. 2. Indica anche il mantello che lo accompagna. Indossato dalle donne di alcuni paesi di religione mussulmana, in particolare da quella sciita. 

 CHALLIS  
Probabilmente derivato dall'anglo-indiano scalee, "morbido". Tessuto in tela leggera, originariamente allestito con fili d'ordito in seta e trama in lana pettinata; talvolta presenta un motivo intessuto, ma più spesso viene stampato con motivi floreali, tipici dei tessuti serici. Essendo allestito con fili fini è soffice e flessibile. Esistono anche varianti economiche preparate con lana mischiata con cotone, fiocco rayon o poliestere. Utilizzata soprattutto per abbigliamento femminile.

 CHAMBRAY  
Tessuto realizzato con cotone cardato e pettinato, ha trama bianca e ordito tinto. Lo si usa, soprattutto, per le camicie.   

 CHANEL  
Dal nome della creatrice di moda Gabrielle Chanel, in arte Coco. Stoffe da intrecci marcati multicolori.

 CHANTILLY  
Dalla città di Chantilly (Francia).  1. Particolare pizzo a tombolo sottilissimo usato per abiti eleganti o abiti da sposa. 2. Tipo di stivali a trombe rigide, in pelle lucida.

 CHARMANT  
Termine francese, da charme, "incanto, fascino". Indica una persona affascinante, seducente, brillante.

 CHARMEUSE [sciarmes]  
Termine francese, da charme, "fascino". 1. Tessuto ad armatura tipo raso, caratterizzato da un diritto lucente e da un rovescio opaco, morbidissimo, allestito con filati di cotone, seta o raion. Viene usato per abiti femminili, vestaglie e pigiami. 2. È detto anche di tessuti e fodere a maglia.

► CHARVET  
Tessuto in seta con armatura a coste diagonali, rigato; è morbido e drappeggia bene. Viene usato per cravatte.

CHEAP
È
tutto ciò che è di scarso valore o mancante di stile.

► CHELSA BOOT  
Stivaletto aderente alla caviglia, con inserto laterale di materiali elastici che sostituiscono le stringhe o la cerniera. 

► CHEMISIER  (CHEMISE)
Voce francese; da  chemise, "camicia". Abito femminile che riprende la forma della camicia maschile. Linea diritta (a colonna), con cintura e abbottonato sul davanti. Lanciato da Coco Chanel negli anni '30.

► CHENILLE  
Termine francese, che significa "bruco". Filato ritorto che può essere di cotone, seta, lana o rayon con cui si fa il tessuto omonimo.

► CHEST  
Termine inglese. Per il mondo della moda e in particolar modo sul composit dei modelli uomini indica il petto, il torso, la circonferenza del torace espressa in centimetri e in inches (inch). L'equivalente sul composit della modella è il termine bust.

CHEONGSAM
Abito aderente al corpo di origine cinese di moda negli anni Venti.

CHEVIOT (tessuto) [scèviot]  
Voce inglese. 1. Razza ovina della Scozia meridionale e degli Altipiani, con vello chiuso che non ricopre però gli arti, che fornisce una lana lunga e ruvida. 2. Tessuto originariamente solo cardato, oggi anche pettinato o semipettinato, abbastanza pesante (invernale) compatto e caldo, ma non soffice, caratterizzato dal disegno spigato alternato a filetti colorati e righine; fabbricato originariamente con lana ottenuta dal vello della pecora allevata nella omonima regione, oggi anche con filati pettinati con lana incrociata (crossbred), tinto in pezza. È il tipico tessuto degli abiti sportivi "inglesi".

► CHEVRON  
Voce francese. 1. Gallone indicante il grado militare. 2. Motivo ornamentale che si ottiene unendo due tessuti a righe in modo che formano delle "V" ripetute (a lisca di pesce). 

 CHIARELLA  
Da chiaro. Difetto di trama, che causa un vuoto nel tessuto (mancanza di filo), dovuto in tessitura ad una fermata di telaio, procurato dall'allungamento di un dente del pettine.

► CHIBORI  
Veli lievissimi decorati di un'infinità di macchie colorate disposte a disegno geometrico, ottenute immergendo punto per punto la stoffa nei diversi bagni, dopo averla pizzicata  in corrispondenza di ogni macchia da produrre e dopo aver legato stretta la base di ogni pizzicotto.

► CHIC  
Dal tedesco "schick" abbreviazione di "Geschick", cioè "tenuta". La lingua francese l'ha adottato durante l'impero napoleonico, con la grafia "chique"; quella italiana sta ancora tentennando fra "chic" e "scic". Indica una cosa o una persona raffinata ed elegante, che ha la capacità di fare qualcosa con eleganza, disinvoltura. Da qui il termine italianizzato sciccheria (da: scic).

 CHIFFON [pronuncia: sciffòn]  
Termine francese; propriamente "cencio, straccio". Tessuto leggero (40-50 gr al ml) a struttura tela, trasparente, a base di filati fortemente torti. Può essere in seta, fibre sintetiche o talvolta anche in cotone. Colorato normalmente in tinte delicate che ne esaltano la semitrasparenza. È usato soprattutto per indumenti femminili, abiti da cerimonia e sera, camicie, sciarpe. In italiano: velo, mussola. 

 CHINCAGLIERIA  
Dal francese quincallerieOggetti piccoli utilizzati a scopo domestico o ornamentale. Nella moda sono l'insieme degli accessori metallici che entrano nella produzione di abbigliamento.

Inglese: Knicknack

CHINO [pronuncia: “cino”]
Dato che il tessuto in origine era fatto in Cina, i pantaloni erano noti in spagnolo come pantalones chinos (pantaloni cinesi), che nella lingua inglese si è accorciato nella forma chinos. 1. Pantaloni realizzati con dei materiali leggeri a base di cotone. La caratteristica più nota è la tasca posteriore (o le tasche) parzialmente nascosta. I chinos sono disponibili in tutte le forme e stili, ma ciò che hanno in comune è la sensazione di comodità quando li si indossa. 2. Il chino o anche panno chino è un tessuto in armatura twill, tradizionalmente in 100% cotone.

► CHINÉ [pronuncia: scinè]  
Termine francese, che letteralmente vuol dire alla cinese. 1. Genericamente significa screziato, sfumato, striato (per stampa o tintura). 2. Tessuto, soprattutto di seta, screziato, striato, frisato a disegni sfumati ed a contorni imprecisi, ottenuto mediante la stampa del motivo sui fili di ordito, prima della tessitura anziché sul tessuto finito. 3. Filato stampato in matasse a due o più colori, per ottenere in catena un effetto screziato del tessuto. È definito Chiné à la branche una tintura a riserva realizzata sui fili di ordito, legati a gruppi, secondo un determinato progetto decorativo, quando sono già tesi tra i subbi, prima della tessitura. 

 CHINTZ [pronuncia: cinz]  
Termine inglese; derivata dalla parola indiana chitta che significa "variegato", a "macchie". Tela fine il cui diritto risulta lucido e brillante per ceratura e pressatura sotto cilindri pesanti (o calandre), generalmente in cotone o seta ma oggi anche fabbricata con fibre sintetiche, per lo più stampata a più colori. È usata nell'abbigliamento femminile, oltre che nell'arredamento. In italiano: Cinz o Cintz. È chiamata anche Calanca.

 CHIODO (abbigliamento)  
Giubbino in pelle con chiusura lampo laterale, collo rever, cintura in vita e borchie sulle maniche in alto.

► CHITAI  
Tessuto leggero liscio di cotone su armatura tela.

CHITONE
Dal greco
χιτών (tunica), verosimilmente apparentato con l'ebraico kuttōnĕth, ambedue risalenti, forse, a un vocabolo minorasiatico. Tunica con i fianchi aperti formata da due ampi rettangolio indossato da uomini e donne in età classica. Nell'antica Grecia, tunica bianca di lana o lino formata da un rettangolo di tessuto che si avvolgeva attorno al corpo in modo da cadere in morbide pieghe lasciando un'apertura per le braccia; veniva stretta in vita da una cintola e fissata sulle spalle con fermagli o fibbie;  per le donne era lunga fino alle caviglie, per gli uomini corta a metà polpaccio o lunga fino a terra; col tempo venne arricchita con ricami colore porpora. Sono conosciute due varianti del periodo classico (480-323 a.C.): chitone dorico, detto anche peplo dorico, caratterizzato dal risvolto del tessuto che ricade dalle spalle sulle quali è puntato in doppio; i due lati più lunghi si accostano sul fianco destro della persona e vengono lasciati aperti a conferire praticità e comodità all'indumento; la seconda variante, il chitone ionico, detto peplo ionico, dalla linea più sciolta, è caratterizzato da liberi drappeggi che vengono effettuati direttamente sulla persona. 
 
► CHIUSURA NASCOSTA  
Lista occhielli o chiusura lampo (cerniera lampo) invisibile.

► CHIUSURE  
Le varie possibilità per chiudere i capi: bottone, cerniera lampo, gancio, occhiello, velcro, alamaro, ecc.

CHOLI
Blusa a maniche corte spesso indoddata sotto un
sari.

CHUNKY
Designa uno specifico tipo di scarpa, con particolare riferimento alle sneakers: le chunky sneakers sono quelle con le suole grosse, robuste e gommose.
 
CHURIDAR
Pantaloni indiani ampi alla coscia e aderenti al polpaccio; costituiscono il prototipo dei moderni jodhpur (pantaloni da equitazione).
 
CIABATTA
Etimo incerto, probabilmente di origine orientale
giunta a noi attraverso il turco, magari risalendo al ciabat persiano, o al čabata tataro. 1. Pantofola aperta sul tallone. 2. Per estensione scarpa scalcagnata, vecchia o brutta (consunta o slargata dall'uso).  

 CIANFRUSAGLIA  
Voce onomatopeica. Oggetto di poco pregio, detto specie al plurale. Sinonimo:  chincaglieria. 

► CICLO DELLA MODA  
Il calendario secondo cui un'azienda di moda pianifica, progetta, crea e commercializza i suoi prodotti. 

► CIFRA (da preferirsi alla forma plurale CIFRE)  
Scrittura abbreviata, per lo più con le sole iniziali accostate o intrecciate dal nome e cognome; le si usa talvolta sul petto delle camicie maschili, sia ricamate in colore tono su tono che in contrasto, sul davanti sinistro a 12 o 15 cm dal punto vita. A volte è ricamata anche sul fazzoletto. Altri sinonimi in italiano: iniziali,  monogramma (anche se non è da preferirsi).
 
CILINDRO
Nome di figura geometrica dal latino cylindrum, a sua volta proveniente dal greco kylindros. Copricapo rigido di forma cilindrica, di origine francese, che in Italia veniva anche chiamato "bomba", "canna", cappello a staio" o "cappello a torre" oppure "cappello a tuba". Si diffuse in tutto il mondo occidentale con la Rivoluzione francese, come accessorio del frack, che allora era un abito per tutte le occasioni. Il cilindro fu elemento fisso nell'abbigliamento maschile da giorno fino alla seconda metà dell'Ottocento, quando fu soppiantato dalla bombetta. In inglese e in americano il cappello a cilindro è detto top hat o high hat oppure silk hat. Una variante del cappello a cilindro è il gibus. 
 
CIMATRICE
Ind. tess. - Macchina con cui si esegue la cimatura (si livella) il pelo superficiale di un tessuto. Costituita da uno, due, tre o anche quattro cilindri elicoidali (maschio), con diametro da 8 a 10 cm sulla cui superficie si trovano le lame disposte a spirale, ed il coltello di riscontro, taglientissime ruotanti e radenti. La velocità massima è di 900-1000 giri al minuto ad alta velocità; la macchina può passare da 15 a 30 metri di stoffa al minuto.  

► CIMATURA  
Da cimare.  Operazione di finissaggio che comporta il taglio (rasato) e omogeneizzazione del pelo residuo sulla superficie dei tessuti di lana e cotone; viene eseguita mediante una macchina detta cimatrice. Si effettua normalmente in asciutto tagliando le fibre ad uguale altezza, nei tessuti garzati e nei velluti, tipo velour, oppure si radano completamente nei tessuti pettinati; eliminando filamenti, fiocchetti e nodi precedentemente sollevati da una leggera garzatura, ottenendo così una superficie liscia e uniforme.

 CIMOSA 
Dal latino tardo cimussa, corda e cinghia di corda, di etimologia incerta. Estremità laterali dei tessuti, che ha la funzione di impedire al tessuto di sfilacciarsi, costituiti da fili estremi ed esterni dell'ordito, in genere più fitti e resistenti, in quanto devono sopportare lo sforzo laterale del pettine e la violenza della trama che si inserisce di volta in volta, portata dalla navetta. Anche nei telai senza navetta, ormai la netta maggioranza, le cimose sono ordite su rocchetti a parte con materiale resistentissimo. Meno comune: cimossa. Anche vivagno, lisiera.

Vi sono vari tipi di cimose:
  • Cimose semplici - Sono formate con armatura tipo tela, utilizzando gli stessi fili del resto dell'ordito, cioè con un filato della medesima dimensione, ma con un rapporto fili/cm maggiore.
  • Cimose a nastro - Sono talvolta realizzate con armatura di tela ma più spesso con panama, perché forma un bordo più piatto.
  • Cimose centrali - Sono necessarie quando si tessono contemporaneamente due teli gemelli uno di fianco all'altro. Il tessuto viene poi tagliato tra le due cimose centrali, per separare i due teli e i bordi tagliati sono rifiniti con un punto a catenella o con un orlo.
  • Cimose fuse - Queste cimose sono fatte su tessuti di fibre termoplastiche, come il nylon, riscaldando i bordi del tessuto, in modo che le fibre fondano e si saldano insieme sigillando i bordi. Questa tecnica è a volte usata per tagliare tessuti molto ampi in teli di ampiezza ridotta.
  • Cimosa a giro inglese - È usata su alcuni telai senza navetta. La fabbricazione utilizza una armatura di garza piuttosto stretta che blocca le estremità tagliate della trama lungo il bordo del tessuto.
  • Cimosa a capo rientrante - È una tecnica usata su alcuni telai senza navetta.
Si definisce Cimosa parlata quando viene eseguita una stampigliatura o tessitura portante la marca del fabbricante, scritte, sigle  o altri segni convenzionali (esempio: Pura Lana Vergine) in colore contrastante. Vengono oggi eseguite solo su tessuti finissimi, di pregio, destinati alla vendita al banco, da grossisti o negozianti per sartoria. Per i tessuti destinati alla confezione sono perfettamente inutili, in quanto rappresenterebbero soltanto un aumento di prezzo al metro, dovuto alla particolare esecuzione; per quelle tessute essa avviene per mezzo di piccole jacquard, applicate sopra al telaio a ratiera, che lavorano parzialmente solo per i fili di cimosa durante l'esecuzione del fondo da parte del telaio stesso a ratiera.

► CINCILLÀ  
Pelliccia che si ricava da un piccolo scoiattolo lungo, corpo e coda, appena 50 cm. Ha pelo morbidissimo e finissimo (più morbido e leggero della seta) di un bel grigio perlaceo sfumato alla punta in grigio chiaro o grigio ardesia. Le pelli più pregiate provengono dal Cile, dal Perù, dall'Argentina e dalla Bolivia. In America è da tempo iniziato il suo allevamento, in quanto l'animaletto è facile alla dimestichezza. L'indice di durata è 20.

► CINCILLONE  
Scoiattolo che è grosso il doppio del cincillà, ma meno pregiato. Vive in Perù.

CINESERIA
Adattamento dal francese chinoiseire. Stile decorativo influenzato da motivi e tecniche in uso presso l'arte e l'artigianato orientale. Meno comune chineseria
 
CINCH
Breve cintura che è posta nel lato posteriore del jeans e ha il fine di stringere o meno il pantalone.


► CINIGLIA  
Dal francese chenille, letteralmente, "bruco". Filato composto da un filo ritorto che trattiene fra i suoi capi elementi di pelo ritto e voluminoso. Viene utilizzato in maglieria e ne viene realizzato un tessuto omonimo il cui aspetto è simile al velluto, ma molto più morbido e aperto, dal diritto e rovescio pelosi, con pelo compatto, consistente, alto, ottenuto con filato di trama molto peloso: alcune varianti sono ottenute con un tessuto di fondo agoimpunturato  a ciuffi, altre con tessuti a maglia agoimpunturati a ciuffi, che poi vengono cimati, allo scopo di imitare l'effetto ciniglia. Ha svariati usi sia negli abiti che nell'arredamento.
 
CINTURA
Striscia di cuoio, stoffa o metallo, munita di fermatura o fibbia, che si porta all'altezza della vita o ai fianchi per sorreggere attorno pantaloni, gonne o abiti. È diventato un accessorio importante nell'abbigliamento maschile in quanto ha soppiantato le bretelle. È anche un ornamento sempre più evidente nell'abbigliamento femminile. 

Inglese: Belt 

► CINTURINO  
1. Parte superiore della gonna o dei pantaloni che cinge la vita, costruita con lo stesso tessuto del capo. Il cinturino può essere anche costituito da un nastro in gros-grain o da un elastico. 2. In calzatura, striscia di pelle o di metallo che attraversa la tomaia all'altezza della caviglia o sopra il collo del piede. Può avere una fibbia o un bottone o decorazioni varie.

► CINZATO  
Tessuto  in tela di cotone unito ed operato lucido da una parte.

► CIRCOLARE (macchina)  
Qualunque tipo di macchina per maglieria con una o due serie di aghi disposti su un cilindro o su un disco. I tipi di tessuti prodotti comprendono tutta la gamma della maglia in trama.

► CIRÉ [pronuncia: sirè]  
Termine francese che significa lustrato, lucidato, incerato. Tessuti spalmati o impregnati di resine sintetiche, solo su una faccia, che presentano una superficie lucida, liscia, quasi plastificata. Vengono impiegati soprattutto per impermeabili.

► CISALFA  
Fibra artificiale mista con viscosa e fibre proteiche (caseina) per renderla più simile alla lana della quale possiede l'aspetto e il tatto. Ha la caratteristica di potersi mischiare con qualsiasi tipo di lana naturale, anche in percentuali elevate, resistendo alla follatura, e non impedendo la feltratura della lana. È prodotta in fiocco e, come tutte le fibre proteiche, si tinge facilmente con coloranti acidi. 
 
CLARK
Calzatura realizzata con lavorazione ideal con il fondo in para e costruita con diversi materiali: scamosciati, sfoderati in pelle liscia, ecc. In questo modello la soletta ha la funzione di reggere la scarpa poiché la tomaia è montata in fuori.

CLERGYMAN
Voce inglese, propriamente "sacerdote", composto da clergy, "clero" e man, "uomo". Usato in italiano al maschile. Abito ecclesiastico civile diffusosi dall'Inghilterra, composto da giacca e pantaloni neri (o grigio) di linea semplice e dritta, e di un collare bianco. 
 
CLIP
Voce inglese derivata da to clip, "fermare"; usato in italiano al maschile. Definisce in maniera generica ogni tipo di fermaglio a molla.

CLOCHE
Termine francese. Deriva dal nome francese che significa "campana". Copricapo (cappello) femminile aderente che sfiora il collo e copre la fronte (veniva calcato fino a coprire le orecchie), di moda negli anni '20 e '30. 

► CLOQUÉ [pronuncia: kloké]  
Termine francese. Tessuto con piccoli motivi ornamentali a rilievo, simmetrici, che gli danno un aspetto corrugato a gobbe. Si ottengono soprattutto usando filati crepe, ossia sopratorti, che tendono già per natura a raggrinzare il fondo. In italiano goffrato.

► CLORAGGIO  
Operazione di tintoria, consistente nel sottoporre una fibra tessile, un filato o un tessuto all'azione del cloro gassoso o di una sua soluzione acquosa o di quella di un ipoclorito, di solito di sodio (varechina, acqua di Javel, ecc.). Ind. tess. È praticato industrialmente sia per il candeggio sia per la stampa delle stoffe in quanto la fibra così preparata assorbe in modo più uniforme la tinta. La lana sottoposta all'azione del cloro perde di peso, di elasticità e di consistenza, ma acquista nel contempo una maggiore capacità di imbibizione, diviene sensibilmente irrestringibile e assume un aspetto serico. Il cloraggio della lana ha l'inconveniente di ingiallire il tessuto o il filato; a questo si può ovviare mediante correttivi appropriati. Il cloraggio è in uso anche per il candeggio della biancheria, ma il cloro di per sé non è decolorante e agisce sulle fibre solo in quanto libera l'ossigeno contenuto nell'acqua alla quale viene aggiunto.

► CLORO   
Elemento chimico di simbolo Cl, numero atomico 17, peso atomico 35,45, appartenente al gruppo degli alogeni. Venne preparato per la prima volta da Scheele nel 1774. Il minerale più diffuso è il salgemma, altri sono la silvite e la carnallite. Inoltre molti cloruri sono disciolti nelle acque del mare. Il cloro è un gas di colore giallo verdastro, ha densità 2,49 rispetto all'aria, è liquefabile a 15 °C alla pressione di 5,8 atmosfere, molto solubile in acqua (acqua di cloro). Chimicamente è molto attivo: si combina direttamente con tutti gli elementi, tranne l'azoto, l'ossigeno, il carbonio e i gas rari. La reazione con l'idrogeno è esplosiva per azione della luce. Il cloro è un energico ossidante usato per sbiancare fibre tessili vegetali, per fabbricare ipocloriti e moltissimi composti organici e inorganici contenenti cloro.

► COAT  
Voce inglese, che significa “giacca” o “cappotto”. In italiano sinonimo di capospalla.

► CÒCCA  
Appiglio per il filo ottenuto mediante un ingrossamento alle estremità del fuso.

► COCCARDA  
Dal francese cocarde, che è dal francese antico coquard “sciocco, vanitoso”, derivato da coq “gallo” per la somiglianza dell’oggetto con la cresta del gallo. 1. Nastro pieghettato e disposto a nodo, o a cerchio, a forma di rosa, di uno o più colori, portato (all'occhiello o sul cappello) come emblema di appartenenza a uno Stato, a un partito, a una squadra sportiva, o di partecipazione ad una manifestazione, a un congresso. In italiano si potrebbe dire rosetta. 2. Cappello di moda in Germania nel sec. XVI, la cui tesa era tagliata in 5 o 6 pezzi in modo da formare una coccarda. 

► COCCO (fibra)  
Fibra vegetale estratta dai filamenti che avvolgono la noce, cioè il frutto commestibile della palma tropicale “Cocos nucifera”. I filamenti sono fatti macerare in acqua, cardati e pettinati; sono formati dalla riunione di molte fibre corte (max. 1 mm) e fini. Si presentano come filamenti bruni, molto irregolari, con nodi e impurezze silicee. Bruciati, danno un odore caratteristico di sostanze resinose e lasciano un residuo siliceo insolubile negli acidi. Impieghi: Si producono tappeti, stuoie e anche tessuti piuttosto grezzi. Data la notevole produzione nei paesi tropicali, queste fibre sono esportate a basso costo e si trovano anche sui mercati europei.

► COCÒLLA (COCÓLLA)  
Dal latino tardo cuculla, per il classico cucullus, cappuccio. Sopravveste con cappuccio e ampie maniche che alcuni ordini religiosi portano sopra la tonaca.
 
COIBENZA
1. Capacità di isolamento termico connaturata con la struttura degli intrecci a maglia. Nell'industria della maglieria, essa può venire esaltata con una serie di finiture con pelo, che ne aumenta l'effetto necessario per gli indumenti caldi. 2. Proprietà isolante, in senso acustico o elettrico o termico, d'un materiale o d'una struttura.
 
COIFFE
Voce francese; propriamente cuffia. 1. Nel Medioevo (sec. XIII-XIV), copricapo sia maschile sia femminile, comune a tutte le età e ai vari ceti, costituito da una cuffia di stoffa portata sotto il casco o sotto il cappuccio. 2. Successivamente ha designato in Francia le acconciature dei costumi regionali.
 
COLBACCO
Dal francese colback, derivato a sua volta dal turco kalpak, "berretto di pelo". Copricapo di origine militare, in pelo o pelliccia, a cono tronco, anche con sottogola.  

 COLLANT  
Termine francese; dal verbo coller, incollare, far aderire. 1. Calze femminili a mutandina, che vanno dal piede al punto vita, in fibre elasticizzate quali il nylon, microfibra o lycra; prodotti in quasi tutti i colori e disegni, anche in versioni decorate, a motivi appariscenti, anche in versioni multicolore, a strisce, pois e motivi dipinti a mano o modelli in pizzo. Oggi parzialmente in disuso, in quanto la gonna tende ad abbassare sempre più il giro di vita, e per la concorrenza delle autoreggenti; è scomodo, per evidenti motivi quando si portano i pantaloni. La pesantezza del collant è indicata dal numero di denari, che può andare da 8 (molto velato) a 100 (molto coprente). Derivano dalle antiche brache maschili o calzamaglia, di moda dalla fine degli anni '60. Prima di loro c'era il reggicalze, e prima ancora la giarrettiera. 2. Detto di abito, pantaloni, manica o altro molto attillati.

► COLLAR  
Voce inglese, letteralmente colletto. Nel mondo della moda, sul composit dei modelli uomini indica la misura del collo della camicia espressa in inches.

COLLEGE (scarpe)
Mocassino originariamente maschile con tacco più accentuato. Le finiture esterne possono essere diverse:  suola in cuoio o in gomma, frange o nappine nella parte superiore della scarpa, punta arrotondata, affusolata, squadrata; principalmente in tinta nera, marrone o blu. Chiamati anche Loafers (Penny) negli anni ‘50 in USA  si fanno spazio nel guardaroba casual, perfette per le divise scolastiche e il preppy style.
 
COLLETTO
1. Particolare della camicia o dell'abito maschile e femminile, fissato attorno al collo con svariate fogge e misure. 2. Nel Medioevo, era una casacca di pelle senza maniche, usata dai soldati sotto l'armatura.
 
COLLEZIONE
L'insieme dei modelli e degli articoli presentati alla clientela dagli stilisti, industrie e sartorie. Sinonimo di campionario. 

Inglese: Collection
 
COLORANTI
Sostanze capaci di tingere, da sole o con l'aggiunta di mordente, penetrando intimamente in un supporto (di solito fibre tessili) che assume una determinata colorazione.
 
COLORATO
Participio passato di colorare. Che ha un determinato colore; che non è né bianco né nero o che ha un colore diverso dal naturale.

COLOR BLOCK
Termine inglese. È uno stile che abbina tinte shock o fortemente contrastanti in “blocchi” ossia capi interi.

► COLORIMETRIA  
Metodo di misurazione delle grandezze che caratterizzano il colore - in base a un confronto con campioni prefissati - in grado di misurarlo e definirlo secondo i parametri di tono, saturazione e luminosità, e definire una tinta secondo precise coordinate, consentendo alla produzione seriale di creare colori identici, in qualsiasi parte del mondo.

COLORIMETRO
1. Strumento per determinare la quantità di una sostanza colorata in una soluzione (in colorimetria). 2. Strumento per determinare le cordinate cromatiche di una luce.
 
COMANDOLO
Da commando (sostantivo). Filo con cui si annodano, durante la tessitura, i fili dell'ordito che si strappano. 
 
COMPLETO
Abito maschile o femminile realizzato in tutti i suoi componenti con il medesimo tessuto: pantaloni e giacca, gonna e giacca, ecc.

► COMPOSÉ  
Termine francese, letteralmente "composto", nel senso costituito da alcune parti del composer. 1. Indica un abbinamento di tessuti con motivi di disegni o stampe diverse, ma coordinati nei colori, ideali per essere abbinati ad un completo. I composé sono, generalmente, dei disegni più semplici, più piccoli, con una riduzione dei numeri di colori originali. 2. Completi costituiti da due o più indumenti, adatti gli uni agli altri in modo da formare un insieme molto armonico. Correttamente si dice spezzato per l'uomo, coordinato per la donna. Un sinonimo è coordinati.  

► COMPOSIT  
Termine inglese. Insieme al book fotografico è il biglietto da visita del mondo della moda e dello spettacolo. È un cartoncino che misura normalmente circa cm 15 x 21 (più o meno la metà di un foglio formato A4, lo standard per le stampanti più comuni); riporta una o più foto, i dati fisici della modella o del modello e i recapiti dell'agenzia, se è prodotto da quest'ultima per i propri modelli.
 
COMPOSTABILE
È un materiale che, dopo essersi degradato, viene trasformato in compost, una sostanza ricca di proprietà nutritive solitamente utilizzata come concime per arricchire il terreno. Il compostaggio avviene artificialmente, secondo un procedimento controllato e accelerato dall'ambiente entro cui avviene (cioè un impianto di compostaggio industriale), e che dà come risultato concime organico. Un materiale si definisce compostabile se dopo tre mesi di trattamento risulta praticamente disintegrato (deve avere una massa inferiore al 10% della massa originaria). Bisogna tenere a mente che un materiale compostabile è sempre biodegradabile, ma non è sempre vero il contrario.
 
CONCHA BELT
Cintura in cuoio decorata con grosse borchie d'argento battuto (concha). È indossata soprattutto nel sud-ovest degli Stati Uniti.

CONCIA
Il processo di lavorazione delle pelli, atte a trasformare le pelli in prodotti non putrescibili, senza distruggere o alterare la struttura originale e trasformarle in cuoio. La concia si compie all'interno di un bottale utilizzando prodotti chimici (il cromo) o naturali (estratti di corteccia di alberi). Le operazioni preliminari per la preparazione delle pelli per la concia, dette riviera, sono: il rinverdimento; la depilazione e suo calcinaio; la purga o macerazione della pelle.

Inglese: Tanning

La pelle prodotta con la concia al vegetale è stata la sola utilizzata fino al brevetto di quella al cromo, che dal 1910 ha industrializzato la produzione del cuoio. La concia al cromo, per la sua rapidità (poche ore invece che giorni), la sua adattabilità (si può produrre qualsiasi tipo di spoglia animale) ed economicità, è ormai di gran lunga la più diffusa con il 90% della produzione mondiale. 

CONCIA AL CROMO
Concia al minerale che rende la pelle particolarmente morbida.

CONCIA ALL'ANILINA
Tipo di concia basata sull'uso dell'anilina (composto aromatico,
nota anche come fenilammina o amminobenzene) come finissaggio che dà ai prodotti una particolare lucentezza e trasparenza di colore.

CONCIA METAL-FREE
Concia che ha un minore impatto ambientale. Nonostante il nome non è una concia senza metalli. Lo standard attualmente riconosciuto è che la somma dei 5 metalli utilizzati, Cromo, Ferro, Titanio, Alluminio e Zirconio sia inferiore a 1000 parti per un milione (0,1%) sul peso totale della pelle.

CONCIA MINERALE
Concia effettuata con sali di cromo o di alluminio che produce pelli leggere, morbide e tenaci.

CONCIA MISTA
Concia vegetale in fosse, vasche o tine e in seguito bottale con l'impiego di estratti tannici più concentrati dei succhi derivati dalle scorse.

CONCIA SEMICROMO
Concia preliminare vegetale in prevalenza e finita al cromo.

CONCIA TANNOCROMO
Concia simultanea vegetale e minerale.

CONCIA AL TITANIO
Concia che essendo fatta con un metallo presente in natura riduce l'inquinamento ambientale. È biodegradabile e il suo scarto è riciclato come fertilizzante.

CONCIA VEGETALE
Procedimento consistente nel trasformare la pelle in cuoio per mezzo di scorze di piante (estratto dalle cortecce di castagno e di mimosa) che in acqua producono succhi tannici naturali; questo trattamento si realizza in fosse e serve per ottenere cuoi da suola. Senza nessun impatto inquinante.  


 CONFEZIONE  
1. Può indicare sia la produzione industriale di capi d'abbigliamento sia il singolo capo prodotto in serie. 2. Usato al plurale Confezioni: articoli d'abbigliamento.

► CONOCCHIA
Dal latino penniculus , “spazzola, pennello”. Arnese per filare a mano a forma di bastone di circa un metro a una cui estremità ingrossata si avvolge il pennécchio di lana, canapa, lino, ecc. e che, girando su se stesso, avvolge il filo. Per estensione rocca per filare.

 CONTAFILI  
Da contare + filo. Semplice strumento, chiamato anche lentino da tessitore, che è formato da un supporto snodato (metallo o altro materiale rigido) su cui è montata nella parte superiore una lente di ingrandimento, la cui base quadrata, opposta e parallela alla lente,  porta incise, all'interno, delle tacche millimetrate; attraverso quest'apertura i fili di ordito e di trama sono ingranditi e contati. In genere più grande è l'apertura e minori sono gli  errori nel conteggio dei fili. Alcune lenti hanno un'apertura di ½ cm x 1 (il numero dei fili contati in ½ cm moltiplicato per 2, dà il numero di fili per c), altre hanno 1 cm x 1 o 2 cm x 2 cm.  Viene impiegato nell'industria tessile per determinare l'intreccio e la riduzione dei fili di un tessuto. È detto anche occhiolino
Un altro mezzo più rapido per determinare il conteggio dei fili è una lastrina di plastica trasparente con un reticolo di linee che sono poste in sequenza parallela con precisione matematica, a distanza decrescente le une alle altre. Quando lo strumento è posto sul tessuto con i fili paralleli alle linee del reticolo, la luce, passandogli attraverso, produce un disegno ondulato (effetto moiré) che è interrotto da un'immagine di effetto armonico di forma ovale o a croce. Il centro di quest'area, detta anche figura di interferenza, è il punto dove il reticolo e i fili hanno la stessa spaziatura e i fili possono essere letti sulla scala, sul lato dello strumento.  
 
CONTRAFFORTE
Calz. - È un rinforzo che viene inserito tra fodera e tomaia nella parte posteriore della scarpa, in corrispondenza del tallone, per non farla deformare, di solito in plastica dura.
 
COORDINATI
Tessuti o capi di vestiario diversi tra loro per funzione, ma legati (coordinati) in modo armonico da colori e/o da disegni, fantasie, tendenti a creare un unico insieme. Questo termine è da preferirsi a composé quando si tratta di elementi di abbigliamento molto diversi (esempio abito/scarpa, abito/borsa, ecc.).
 
COPPOLA
Da coppa. Berretto maschile in panno con piccola visiera, indossato specialmente in Sicilia (una volta solo dai contadini) e nel sud d'Italia.
 
CORD
Termine inglese; abbreviazione dell'inglese Corduray. Robusto velluto a coste di ampiezza variabile, utilizzato prevalentemente per realizzare capi sportivi.
 
CORDA (lavorazione in)
Lavorazione che prevede il trattamento della pezza cucita ad anello in una posizione non distesa ma simile ad un cordone.
 
CORDELLA
Diminutivo di corda. Tipo di passamaneria costituito da due o più trecce di cordone di seta, cotone o fibre sintetiche.
 
CORDELLINA
Diminutivo di cordella. 1. Passamaneria costituita da sottili strisce intrecciate di seta a nastro. 2. Al plurale cardellini, trecce ornamentali con puntali di metallo, usate nelle uniformi militari.
     
CORDONETTO
1. Filato per maglieria, a cucirino, di cotone o lino, ritorto a più capi (da 4 a 6) ciascuno dei quali è un ritorto semplice. Si presenta liscio, compatto, lucente e robusto. È impiegato per realizzare ricami che poi vengono applicati, secondo un disegno ben preciso, su capi già realizzati. Può essere lavorato a maglia per maglie estive pesanti e traforate. 2. Tessuto realizzato con questo filato. 3. Spazio fra una costa e l'altra nei tessuti a coste.
 
CORE SPUN
Filato costituito da un filo che ne costituisce l'anima centrale, con avvolti ad esso fili o filati di altra natura.
 
CORNO
Il termine designa le prominenze dure, di varia forma e consistenza, che sono situate sulla superficie dorsale della testa dei mammiferi Ungulati (bue, bufalo e cervo). Le corna possono essere semplici o ramificate, vuote o piene. Scaldandolo con acqua bollente diventa morbido facilitando la lavorazione. Oltre alle corna sono utilizzate per fare i bottoni altre parti dure degli animali quali unghie e zoccoli. Il corno all'inizio è cavo e viene tagliato per il lungo spianato e lavorato, quando poi diventa pieno sulla punta si taglia a "fette" per ricavare le rondelle. Consente di realizzare bottoni che sono molto resistenti al lavaggio e stiratura in una vastissima gamma di colori; sono usati soprattutto per capi sportivi e da montagna o anche bottoni "etnici".          

 COROZO  
Da una lingua indigena americana (Cuba e Portorico) tramite lo spagnolo corozo. Materia bianca leggera e durissima (dovuta alla presenza di emicellulose nelle membrane cellulari), caratterizzata da particolari venature, che ha l'aspetto dell'avorio e che si ricava dall'albume dei semi di alcune piante tropicali, specialmente della Phytelephas e Macrocarpa dell'America tropicale. Dopo un'essicazione naturale le noci vengono lavorate (se per l'impiego nei bottonifici si fanno delle rondelle).  È facilmente lavorabile, anche se parecchio "tecnico" da tingere (per immersione in apposite vasche), assorbe bene qualsiasi tonalità di colore, e - in esito a procedimento di trattamento superficiale cosiddetto "a buratto" - assume un certo grado di lucidità predeterminato. La polpa del frutto appare di un colore crema od avorio, uniforme, ma una volta lavorato e tinto la sua pregevole venatura caratteristica diventa evidente, conferendo all'articolo in corozo bellissime e raffinate sfumature di colore. È noto con il nome di avorio vegetaleÈ, meno comune, chiamato tagua, se proviene dalla palma Hyphaene. Impieghi: per la fabbricazione di bottoni ed utilizzati dall'industria della confezione di livello superiore (nello stesso segmento appartengono i bottoni in madreperla, quelli in corno, in galalite ed i bottoni gioiello), e di vari oggetti di ornamento.

► CORPETTO  
Da corpo. 1. Capo di abbigliamento maschile che si indossa al di sotto della giacca e al di sopra della camicia. È chiamato anche panciotto; ha funzioni anche protettive (corpetto antipallottole). 2. Parte superiore di un abito femminile, aderente al busto. È chiamato anche bustino o corpino. 3. Maglia di lana azzurra o di cotone bianco indossata dai marinai sotto la camicia.

► CORSAGE  
Voce francese; dal francese antico cors, a sua volta dal latino corsus1. Sinonimo di corpetto, corpino. 2. Piccolo bouquet di fiori da portare al punto vita di abiti da sera. Accessorio in voga a cavallo tra il sec. XIX e il sec. XX.

► CORSALETTO  
Dal francese corsalet1. Alta cintura a bustino rigida e fasciante, in pelle, velluto o altro materiale che le donne portano sopra il corpetto e che continua a fare parte di alcuni costumi regionali. 2. Corazza leggera portata dai fanti (specialmente dai picchieri), dal Medioevo al sec. XVII, a difesa del petto e del ventre, composta del solo petto e schiena di ferro.
 
CORSETTERIA
Da corsetto. Descrive l'insieme degli indumenti di biancheria intima femminile che ricoprono il busto e il seno.
 
CORSETTO
Dal francese corset. Bustino (bluster) lungo fino alla vita, rafforzato da stecche e spalline staccabili. In tessuto elasticizzato, è spesso realizzato in pizzi pregiati. È particolarmente adatto per essere indossato sotto gli abiti da sera e da sposa, e ha un look molto seducente.   

► COSTE (maglia)  
Nei lavori a maglia rasata, particolare lavorazione, ottenuta alternando maglie lavorate a diritto e a rovescio, in modo da formare un motivo vericale. La maglia ottenuta è elastica e per questo motivo viene impiegata principalmente per realizzare bordi, polsini e colli.

L'alternanza di un numero diverso di maglie a diritto e a rovescio, consente di realizzare motivi a coste tra loro differenti.

Si distinguono:
  • Costa maglieria - tutti gli aghi delle due fronture, scalate di una mezza tacca, lavorano tutte le righe.
  • Coste semplici (Coste Derby) - questi tessuti sono costituiti da colonne di jersey diritto e di jersey rovescio di larghezza variabile.
  • Costa perlata - è realizzata in due tempi: una riga di costa 1/1 e una riga costituita da una maglia semplice vicina ad una maglia doppia; queste due fila sono ripetute su tutta la lunghezza.
  • Costa inglese - viene realizzata in due fasi ripetute su tutta la lunghezza: una fila composta da una maglia semplice vicina a una maglia doppia e una fila composta da una maglia doppia posta accanto a una maglia semplice.
  • Coste Richelieu - su una frontura tutti gli agli sono al lavoro, sull'altro delle colonne di maglia sono eliminate.
  • Coste fantasia - queste coste possono essere composte da strisce di larghezza variabile, animate da giochi di righe, di maglie riprese, di fili fluttuanti, di riporti con o senza accavallamento e combinare fra loro molte di queste possibilità.    
► COSTE (tessuto a)  
Tessuto prodotto per tessitura che presenta effetti di rilievo di varie dimensioni. Quando sono leggeri e trasparenti l'effetto a coste o nervature serve per aumentarne la consistenza (Dimity). La maggior parte dei tessuti a coste è di medio peso. I tessuto con trame a coste includono i faille, popeline e taffetà, usati per abbigliamento. Tessuti pesanti a coste usano trame grosse di fibra a fiocco, di solito hanno ordito in filato continuo a bassa torsione e tendono ad essere più compatti. Stoffe tipiche sono la bengalina, gli ottoman ed i reps. I tessuti a coste sono ampiamente utilizzati. Per fabbricarli a volte vengono utilizzati filati scadenti, specialmente quando i fili che formano le coste non sono visibili alla superficie del tessuto; poiché questi fili non si vedono nemmeno sul rovescio del tessuto, a volte vengono usati filati a fiocco estremamente corto o filati con torsione insufficiente. Un tessuto a coste non può essere durevole se le coste sono troppo pronunciate, poiché i fili grossi che producono le coste tendono a fuoriuscire dai sottili fili adiacenti. Lo scorrimento e l'apertura dei fili possono verificarsi dove c'è tensione (per esempio, nelle cuciture).

► COSTELLA  
Tessuto di cotone con leggere coste.

 COSTINA  
Tipo di intreccio fondamentale della maglia in trama, prodotto su macchine a doppia frontura e costituito da file o colonne di maglie diritte alternate con file o colonne di maglie rovesce. Poiché le colonne di maglie rovesce si collocano in un piano diverso rispetto a quelle diritto, il tessuto ha uno spessore superiore alla maglia rasata e risulta molto elastico. Secondo l'alternanza delle colonne di maglie diritte e di maglie rovesce si hanno vari tipi di costa. 

► COSTOLATURA  
Lavorazione di un tessuto prodotto con una armatura a coste, che è variazione della tela o di tipo spigato. Può essere resa nel senso dell'ordito (armatura lousine) o nella trama (armatura gros), alternando fili sottili a fili grossi, o fili singoli a fili doppi. I tessuti a costa in ordito si chiamano anche cordati o costolati.           

► COSTUME  
Indica principalmente il modo di vestire dei popoli, riferita ai gruppi sociali, epoche storiche o località (ad esempio: costume popolare, costume ecclesiastico, ecc.); espressione che implicitamente indica di solito un carattere di durabilità (nei tempo), ed anche una certa uniformità. L'uso sociale dei vestiti è assimilabile ad un linguaggio; il costume è quindi un insieme di forme (vestiti di tessuto, fogge, colori diversi).

La parola moda, a differenza, ci propone un'immagine di fugacità, di variabilità, di novità.

Indumento per il bagno o per prendere il sole in luogo pubblico. Per l'uomo può essere a slip o a calzoncino, più o meno aderente e lungo. Per la donna può essere intero, due pezzi, topless, monokini o tanga. I tessuti base per la loro confezione sono generalmente il lycra, il lastex, e tutti i tessuti elasticizzati che aderiscono bene al corpo. Unitamente viene usato anche il cotone. È in genere in tinta unita (ma non bianco in quanto, quale che sia il tessuto su cui si trova posto, presenta il grave inconveniente di essere pressoché trasparente all'uscita dell'acqua) o fantasia (rigato o a bande) o stampato a vari motivi in genere associando un colore chiaro ad uno scuro (proprio per il motivo di cui sopra). 

► COSTURA  
Cucitura, in cui, dopo una prima cucitura semplice, i bordi della stoffa vengono ripiegati su ste stessi e viene fatta una nuova cucitura parallela vicino al margine. Può essere tonda o piatta.

► CÔTÉ DE CHEVAL  
Termine francese. Tessuto di lana, di cotone o misto pettinato, a coste pronunciate e disposte in senso della catena, con trama soffice e finitura garzata. È usato per abiti da equitazione ed uniformi.

 COTONE  
Dall'arabo qutun. Il nome spagnolo algodon conserva addirittura l'articolo arabo al. Il francese ha coton simile all'italiano. Il tedesco invece ha baumvolle che significa "lana arborea", utilizzando un'immagine che era stata del mondo classico. È la fibra tessile vegetale più importante ed utilizzata, ricavata dalla peluria che riveste i semi della pianta del genere Gossypium (che consiste in 39 specie) della famiglia delle "Malvacee". Il cotone per crescere bene ha bisogno di condizioni particolari: giusta temperatura e alta disponibilità di acqua. Dalla semina al raccolto trascorrono da 175 a 225 giorni. Alcuni giorni dopo la semina spunta il germoglio. La pianta si sviluppa in 3 mesi ca. fino alla fioritura. L'ovario nel fiore, dopo la fecondazione, si trasforma in capsula che raggiunge le dimensioni massime nel giro di 3 settimane e si apre 50 giorni dopo la fioritura, prigionando le fibre di seme. Il frutto del cotone ha la forma di una capsula che contiene i semi ricoperti dai peli: quando matura si apre e lascia uscire il bioccolo del cotone, e, a seconda della loro lunghezza, viene utilizzato per diversi impieghi. Le fibre sono costituite da polimeri di cellulosa, ma le sue catene sono più lunghe rispetto a quelle che si trovano nella polpa di legno, nel rayon, e con un più alto grado di cristallinità. La fibra migliore è quella più lunga (arriva a ca. 3 cm), sottile e resistente, così come sono importanti il colore, la morbidezza e la lucentezza che ne aumentano il valore commerciale.

Dall'inizio di questo secolo sta aumentando la produzione di "Cotone bio", che proviene da coltivazioni assolutamente prive di pesticidi e altre sostanze chimiche capaci di alterare la qualità del tessuto.

Caratteristiche: Il cotone, fra tutte le fibre vegetali, è quella che contiene la percentuale maggiore (90% ca.) di cellulosa, oltre ad acqua (6,7%) e a piccole quantità di sostanze minerali, grassi, cere e sostanze incrostanti, ed è priva di componenti in legno. La finezza delle fibre di cotone oscilla tra 1 e 4 dtex. La lunghezza varia tra 10 e 60 mm, anche se le lunghezze più frequenti rientrano tra mm 25 e 30. La densità va da 1,5 a 1,54 g/m3. Il grado di maturazione dipende dalla zona di provenienza e dall'anno del raccolto. La resistenza della finezza è di ca. 25-50 cN/tex. Il cotone viene filato nella filanda per fibre corte per trasformarlo in filato per uso tessile. Le fibre di cotone vengono lavorate pure o miscelate con fibre chimiche. Prima in ordine di diffusione (copre il 47% del fabbisogno mondiale). Fra i pregi del cotone vi sono che è molto resistente alla bollitura e stiratura, che ha un alto assorbimento dell'umidità, che è un buon conduttore e quindi favorisce la dispersione del calore corporeo, che non è attaccabile dalle tarme, ecc. Fra i difetti vi sono una scarsa elasticità, un alto grado di restringimento e di sgualcibilità, che può essere ricettacolo di batteri, ecc. Impieghi: È utilizzato soprattutto per abbigliamento per ogni tipo di indumento (sebbene si addica maggiormente all'intimo, e alla realizzazione di capi leggeri per la stagione estiva) e per tessili per uso domestico. Solo il 10% viene utilizzato nel campo dei tessili tecnici.

Francese: Coton - Inglese: Cotton - Tedesco: Baumwolle - Spagnolo: Algadon - Portoghese: Algodao

► COTONINA  
Diminutivo di cotone. 1. Tela di cotone leggero, ordinaria, ottenuta con filati cardati, e spesso stampato a colori. È molto apprettato ed è usato per fodere tasche. 2. Tessuto realizzato con cotone e canapa, molto resistente e largamente usato nell'arredamento e per vele.

► COTONIZZARE  
Da cotone. Sottoporre fibre tessili a un trattamento che conferisca loro alcune proprietà del cotone: cotonizzare la canapa.

► CÒTTA  
Dal francese cotte, che risale al francone kotta, mantello. 1. Partita di un determinato materiale tessile (fiocco, nastro pettinato, filato o tessuto) tinto con uno specifico colore in un unico bagno di tintura. Nelle successive trasformazioni, ogni cotta deve essere lavorata separatamente dalle altre tinte nello stesso colore. 2. Tonaca dei frati e veste liturgica indossata dai sacerdoti nelle funzioni religiose, a eccezione della Messa, lunga, leggermente svasata, bianca di lino o cotone ornata di merletti con larghe mezze maniche, lunga fino alle ginocchia e abbastanza ampia. 3. Tunica medioevale ampia e talora drappeggiata, maschile e femminile, con maniche lunghe e larghe, indossata con o senza sopravveste (portata sopra la camicia). Capo analogo alla gamurra (o anche al più semplice guarnello), ma realizzato in tessuto pregiato di seta operata, damasco, broccato, velluto, e ornato con sfarzosi ricami. Abito per le occasioni speciali e usato soprattutto in estate.

► COTTON (telaio)  
Voce inglese, dal nome di W. Cotton, primo costruttore dei telai a maglia per calze. Magl. - Telaio rettilineo per la produzione di maglieria diminuita in maglia rasata, con aghi a becco montati su una sola frontura, composto da 4 a 16 fronture di tessitura affiancate (teste). Offre una buona qualità di maglia, anche se limitata ai traforati, alla treccia, ai rigati e all'intarsio (anche se la produzione è mediamente bassa) e, realizzando pezzi di maglia già in forma e contemporaneamente rinforzata nei punti soggetti a maggiore logorio), consente di eliminare gli scarti del taglio. Usato anche per produrre simultaneamente tante calze diminuite (sagomate).

► COULISSE [pronuncia: kulìs]  
Termine francese; da coulis, scorrevole. Tipo di cintura scanalata internamente, dove in un budello di tessuto viene fatto scorrere un cordoncino, che annodato, crea una leggera arricciatura. Viene cucita in vita, come cintura di gonne e pantaloni, ma anche all'orlo di maniche o lungo i colli delle bluse.

► COURDUROY [pronuncia: cord-du-roi]  
Termine francese, che significa "velluto da Re". Velluto a coste larghe, solitamente di cotone, con pelo alto e lucido nel quale alcuni fili supplementari di ordito formano delle coste nel senso della lunghezza del tessuto. È allestito con filati extra in trama o in ordito. Durante il tessimento, i fili di trama sormontati vengono tagliati mediante una speciale taglierina, poi i tronconi delle due parti sono spazzolati in modo da dar luogo alle tipiche file di pelo di questo velluto.

► COURTELLE  
Termine francese. Indica una fibra sintetica.

► COUTIL [kutil]  
Termine francese. Tessuto di cotone o lino resistente, spigato o ad armatura saglia con filati di titolo fine, a torsione rovescia, ruvido al tatto. Usato una volta per abiti da uomo e relativi panciotti, attualmente serve per confezionare articoli di abbigliamento estivo femminili come gonne, pantaloni, camiciotti, ecc.

► COUTURE  [pronuncia: kutü ür]  
Voce francese; propriamente cucitura, dal latino consuntura, der. da consuĕre “cucire”. Arte della moda femminile; haute couture, alta moda; maison de couture, sartoria, casa di moda.

► COUVERT  
Tessuto ad intreccio spigato con effetto a costine in rilievo. Può essere in lana, misto-lana e cotone, e viene usato per confezionare soprabiti e giacche da cavallerizzo (le cosiddette hacking jackets).

► COVER   
Termine inglese. Tessuto di peso medio realizzato con filati ritorti a più capi, simile al gabardine, ma più pesante. Viene usato per giacche e, una volta impermeabilizzato, per impermeabili.

► CRAQUANT  
Termine francese, da craquer, scricchiolare. Fruscio caratteristico della seta dovuto ad un indurimento della superficie delle fibre. Viene ottenuto lavorando la seta cruda e quindi trattandola in un bagno leggermente acido.
 
Dal francese cravate, i quali storpiarono la parola slava hrvat, che significava appunto "croato". Accessorio prevalentemente maschile formato da una striscia generalmente in seta o in lana o in altre fibre, con lembi più o meno larghi da annodare sotto al colletto, a completamento della camicia. La cravatta moderna nasce nei tessuti pesanti tinti in filo: i jacquard, i raps ed i rasi. Poiché queste lavorazioni permettevano una limitata variazione sui colori, venne introdotta la stampa su crepe de chine. può essere portata in vari modi: a nodo, a farfalla, a fiocco, a plastron, "four in hand", windsor, ecc. 

► CRÊPE DE CHINE (CRÉSPO CINESE 
Tessuto crêpe di peso medio, non trasparente, liscio e morbido, in genere in 100% seta o misto seta, comunemente stampato. È impiegato per confezionare camicie, chemisier e abiti femminili. 

► CRÊPE GEORGETTE (CRÉSPO GEORGETTE)  
Sinonimo di georgette. 

► CRÊPE MAROQUIN (CRÉSPO MAROCCHINO)  
È il tessuto crêpe più pesante e a grana più grossa di quello di Cina, caratterizzato dalla trama più grossa dell'ordito per cui presenta quasi delle costine verticali. 

► CRÊPE SATIN (CRÉSPO SATINATO)  
Tessuto crêpe di peso medio-leggero, liscio, lucido sul diritto e opaco sul rovescio; talvolta stampato o cangiante. Presenta un'armatura in raso da 5 costituita da filo non ritorto in ordito, che prevale su un lato della stoffa (lucido). La riduzione di fili al centimetro in trama è circa la metà di quelli in ordito.

► CRÊPE [pronuncia: crep]  
Termine francese; dal latino crispusTessuto di vario peso dal caratteristico aspetto granuloso, increspato, ondulato o comunque mosso. Questa sua caratteristica di increspatura può essere ottenuta per effetto dell'armatura, ma più spesso per effetto dei filati “crespi”, la cui torsione forzata, molto elevata (fino a 4000 giri/min.), crea queste increspature. L'arricciatura si crea anche durante l'operazione di finissaggio per effetto del restringimento diverso dei filati. In genere è un tessuto piuttosto leggero e drappeggiante. In italiano créspo. Vengono definiti in vari modi: crêpe de chine, crêpe maroquin, crêpe satin, crepella, georgette. Altri termini sono: crespelle, crepon, crepone, crespon. 

► CREPELLA (CRÉSPO DI LANA)  
Tessuto crêpe di vario peso, fabbricato con filati fortemente ritorti che gli conferiscono una superficie rugosa e granulosa, piuttosto leggero e con un movimento che ricorda il drappeggio. Non prende pieghe. Impiegato per abiti femminili.

► CREPONNE
Tessuto fine simile alla garza rugosa, increspata, ottenuto per mezzo di filati a fortissima torsione inseriti sia in ordito che in trama oppure realizzato per goffratura. È usato per abiti di gala e soprabiti eleganti.  

► CRETONNE [pronuncia: kreton]  
Termine francese; così denominato dal villaggio normanno di Creton (Francia) dove fu per primo fabbricato. Tela resistente con ordito di canapa e trama di lino, prodotta anche in cotone, apprettata sul rovescio, generalmente stampata a colori vivaci. È caratterizzato da un forte numero di battute; molto compatto grazie anche all'ugual numero di battute di trama e di catena. Si fabbricano cretonne che hanno da 12 a 24 battute di catena al cm con corrispettivi da 24 a 48 fili di trama, e ciò comporta una vasta gamma di pesi. I cretonne si adoperano generalmente per arredamento (tende, tappezzerie) e talvolta se ad alto titolo di filato, anche per l'abbigliamento femminile (abiti estivi).

► CRINE  
Dal latino crīnis, cappello. Pelo della criniera e della coda di molti animali (in genere cavallo, asino, mulo). Il crine è costituito essenzialmente da cheratina e ha struttura e composizione analoghe a quelle della lana di cui però è più rigido. Dopo disinfestazione e lavatura, viene ammorbidito mediante bagni bollenti in soluzioni di permanganato di potassio e in acido solforoso, quindi rilavato e sgrassato. L'industria tessile li utilizza da solo o in mista a fibre naturali o artificiali per interfodere, imbottitura per materassi, cuscini, ecc. e per tessuti di arredamento, passamaneria, ecc. nonché per la fabbricazione di pennelli, setacci, archetti per strumenti a corda, articoli da pesca, ecc.

I tipi che si fabbricano per le interfodere si dividono in:

  • Crine animale - Vengono così denominati quei tessuti, in armatura tela, che hanno in trama il crine di coda di cavallo, e normalmente l'ordito in cotone. Hanno altezze variabili fra i 30-35 cm fino ad un massimo di 50-60 cm, vincolata appunto dalla lunghezze delle code. Sono utilizzati come interni, nella confezione maschile di alta gamma (visto l'alto costo, dovuto alle carenze della materia prima ed alla lentezza dei telai con cui viene fatto) nella zona petto o plastron, sia più frequentemente solo come rinforzo spalla. 
  • Crine sintetico - Sono in armatura tela, nati come alternativa al crine animale; in essi si è cercato di imitare lo scatto naturale della coda di cavallo con trame di tutta viscosa o misto pelo. Questi materiali sono stati realizzati non soltanto per ragioni di costo e di approvvigionamento, ma anche per svincolarsi dalle altezze decisamente basse del crine animale. Il crine guipè è fatto con i filati guipè cioè composti da un anima in raion e cotone su cui vengono fissati, mediante un altro filato, crini di criniera di cavallo.           
CRINOLINA
Dal francese crinoline, che a sua volta è dall'italiano crinolino. 1. Stoffa piuttosto rigida, intessuta di crine, già adoperata per colletti militari. 2. Tessuto di lino, spesso inamidato, che veniva utilizzato nella fabbricazione delle sottogonne degli abiti nel XVIII secolo. 3. Sottana rigida e rigonfia, foderata di crine, o in altro modo sostenuta (modellata a campana per mezzo di cerchi di legno), indossata dalle donne intorno alla metà dell'Ottocento sotto la veste vera e propria.    
 
► CROCHET [kroscé]  
Termine francese; letteralmente "uncino", "gancio". 1. Nelle macchine da cucire è l'elemento avente la funzione di far concatenare il filo dell'ago con se stesso, o con un altro filo portato dallo stesso organo o proveniente da una spolina, al fine di formare il punto di cucitura. I crochet si differenziano tra loro a seconda del tipo di  punto formato, ma anche per lo stesso tipo di punto esistono tipi diversi di crochet. Le parti che compongono un crochet sono: a) cestello; b) corpo del crochet; c) capsula; d) spolina. 2. Lavoro artigianale all'uncinetto. È una struttura a boccole ottenute con un unico ago con il quale si forma una prima fila della lunghezza voluta a cui si agganciano successivamente le altre file in parallelo. È usato soprattutto per creare golf, scialli o coperte, ecc.

CROP TOP
È
il top corto, tagliato a diverse altezze, sotto il seno o sopra l’ombelico.

► CROSTA  
Uno dei due strati in cui sono tagliate le pelli più spesse, e precisamente quello meno pregiato dalla parte della carne. Usata in pelletteria e per capi di abbigliamento in pelle.

► CRUNA  
Dal latino volgare corōnaPiccolo foro nell'ago da cucire, per il passaggio del filo.

► CUCIRE  
Congiungere con una serie di punti fatti con l'ago due tessuti e simili.

► CUCITURA  
Sostantivo derivato dal verbo cucire. Serie di punti fatti con il filo che uniscono due tessuti o due parti di un indumento. Tra le più comuni ci sono quelle ribattute, simili alla costura, e quelle doppie, dove il tessuto viene ulteriormente fissato all'esterno da una cucitura che nasconde la prima. Vedi anche costura, filza, imbastitura, impuntura, sopraffilo, sopraggitto.
         

► CUFFIA  
Dal latino tardo cofĕa, da cuppa, probabilmente di origine germanico. 1. Copricapo leggero di lana, stoffa o tela, talvolta legato sotto il mento per mezzo di due nastri; 1a. in passato comune nell'abbigliamento femminile, ed oggi rimasto in molti costumi tradizionali; 1b. oggi usato specialmente per i neonati per proteggerli dal freddo durante la stagione invernale, o da infermiere, cuoche, ecc. come misura igienica. 2. Antico copricapo militare di maglia metallica avente la forma di una cuffia, che veniva generalmente portato sotto la celata (elmo chiuso). Popolare scùffia.

CUISSARDES
Termine francese; deriva da “cuisse” che significa coscia. Stivale che supera il ginocchio fino a metà coscia e solitamente è aderentissimo: slancia le gambe e l’intera silhouette di chi li indossa. In tante varianti: in camoscio, in pelle o anche in vinile, con tacco a spillo o largo e quadrato o senza tacco.  Sono identificati anche come  overknee boots”.

 CULOTTES [küulòt]  
Voce francese, da cul.  1. Tipo di calzoni (pantaloni) al ginocchio, che alla fine del XVI sec., in Francia, si diffusero poi nel secolo seguente, più o meno lunghi e aderenti. Elemento essenziale dell'abbigliamento elegante, le culottes furono sostituite al tempo della Rivoluzione dai pantaloni lunghi, portati dai rivoluzionari più accesi (chiamati sans-culottes, sanculotti; con questo termine spregiativo nel 1791-92 si indicavano quei rivoluzionari francesi che indossavano i pantaloni lunghi, portati dalle classi più umili, anziché le culottes corte usate dagli aristocratici e dalla borghesia; il termine fu poi usato per indicare genericamente gruppi di estremisti). 2. Il termine è impiegato in Italia per mutandine, ma a forma di calzoncino, da donna che arrivano a metà coscia, chiamate anche culotte

► CUMMERBUND  
Voce inglese; dal persiano kamarband, perizoma. 1a. Ampia fascia di tessuto indossata intorno alla vita, presente nel tradizionale abbigliamento in India, Persia e America Meridionale. 1b. Alla fine del XIX sec. è stato introdotto dagli uomini europei in versioni di seta o raso nei capi scuri da sera e nello smoking. Nel secolo successivo, realizzato in vari tessuti, è divenuto un accessorio presente anche nel guardaroba femminile, da portare con capi da giorno e da sera. 

► CUOIO  
Dal latino cōriumPelle di vari animali (bovini, pecore capre, suini, rettili), resa inalterabile mediante un processo di concia. Oggi il cuoio prodotto dalle concerie, per la grande richiesta di carne che c'è in tutto il mondo, è il frutto dello scarto dell'industria alimentare.

I tipi di cuoio commerciali vengono distinti, a seconda dello spessore e della consistenza, in cuoi forti o pesanti (utilizzati per suole o cinghie) e cuoi molli o leggeri (utilizzati per tomaie, pelletterie, abbigliamento, ecc.). 

Nel cuoi si distinguono:
  • Cuoio verniciato - Costituito da pelli conciate al tannino o al cromo le quali, dopo essere state sottoposte a rigorosi trattamenti di sgrassatura, vengono verniciate con una vernice lucente e molto elastica, che non deve screpolarsi con l'uso. Le attuali vernici sintetiche danno ottimi risultati. È usato per scarpe da sera, borse e cinture.
  • Cuoio zigrino - Speciale cuoio sulla cui superficie sono stati impressi a caldo, con speciali presse, dei disegni o motivi vari. È molto utilizzato in pelletteria.  
Il marchio vero cuoio” garantisce al consumatore che il materiale su cui è impresso è cuoio. Il marchio Vero cuoio Italiano” identifica un cuoio di qualità superiore, conciato con estratti di origine vegetale e prodotto in Italia unicamente dalle concerie aderenti al Consorzio Vero Cuoio Italiano.  

► CUOIO SINTETICO  
Con lo sviluppo delle materie plastiche e delle fibre sintetiche, sono stati messi a punto e commercializzati materiali sintetici sostitutivi del cuoio. Utilizzati in genere per tomaie e suole, sono costituiti da strati sovrapposti di polimeri come i poliesteri, i poliuretani e polioculati, strutturati in parte in fibra, parte in forma espansa.

► CUPOLA DELLA MANICA (modellistica)  
Parte superiore della manica, sopra il punto della larghezza.           
  
► CUPRO  
Dal latino cuprom, “rame”. Primo elemento di parole composte usate nel linguaggio scientifico o tecnico, nelle quali indica presenza di rame o relazione col rame. Fibra tessile artificiale, detta anche rayon cupro-ammoniacale, scoperta nel 1892 da Fremery e Urban, prodotta sfruttando la solubilità dei linters o i cascami di cotone, o altre volte la cellulosa ricavata dal legno nell’idrossido di rame ammoniacale (liquido o meglio “reattivo di Schweitzer”); la soluzione cuproammoniacale di cellulosa viene fatta passare attraverso una filiera in una soluzione acida che rigenera la cellulosa in forma di fibra lucente. Morfologicamente appare in filo continuo o in fiocco, come una fibra molto sottile, bianca ed appunto brillante, tanto da assomigliare alla seta. È una fibra riportata in auge dopo che è stato messo a punto intorno agli anni ‘20 dalla Bemberg un particolare processo di lavorazione.

► CURLING  
Termine inglese; derivato di (to) curl «avvoltolare». È la tendenza di un tessuto a maglia ad arricciarsi sulla superficie, particolarmente frequente nei tessuti stretch a causa dello stress a cui sono sottoposte le fibre, che genera tensioni non bilanciate tra i fili. 

► CURSORE (della cerniera lampo)  
Parte scorrevole di una cerniera lampo. Realizzato, generalmente in zama (lega di zinco, alluminio e magnesio), possono avere un meccanismo libero o autobloccante, cioè un sistema che impedisce l'aperura accidentale della cerniera e garantisce maggior sicurezza. Il cursore viene pressofuso, liberato dal metallo in eccesso e successivamente sbavato all'interno per assicurare il giusto rapporto tra tenuta meccanica e scorrevolezza. Se previsto dal modello, viene montata subito l'aletta e quindi vengono sottoposti insieme a un trattamento di galvanica a più strati per ottenere l'estetica e la resistenza desiderati. Anche i componenti minori (fermi inferiori, superiori e componenti del divisibile) seguono un processo analogo di galvanica.

Inglese: Slide fastener  

 CURVILINEI PER IL FIANCO, A SCIABOLA  
Quelli a sciabola sono usati non solo per disegnare le curve del fianco sulle cuciture laterali di gonne e pantaloni, ma anche per sviluppare la curvatura dell'orlo di una gonna a ruota o di un cappotto lungo. I modellisti con una certa esperienza sono capaci di disegnare le curve a mano libera in quanto conoscono la forma delle curve corrispondenti alle diverse parti del corpo. I curvilinei possono però essere un utile strumento ausiliario.  

► CURVILINEI FRANCESI  
Questi curvilinei di plastica vengono di solito acquistati in set di tre pezzi e usati per le forme geometriche. Le varie curve in essi contenute possono essere utilizzate per tracciare scollature e giromanica, ma dal momento che si tratta di strumenti non concepiti per questo scopo, non sono un elemento essenziale della dotazione di un modellista.
 
CUSTOM MADE
Termine inglese. Sono i pezzi personalizzati, su misura, unici. Molti brand hanno una sezione dedicata alla personalizzazione.
 
CUT OUT
Termine inglese; letteralmente significa «ritaglio». Sono tutti quei capi che scoprono, attraverso tagli netti e spesso geometrici, alcune parti del corpo, schiena o pancia, ad esempio, in modo molto chic, strategico e mai volgare o troppo esagerato.


Rames GAIBA


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